martedì 14 febbraio 2017

Il "ritorno"

Il ritorno

Il “ritorno” è un momento importante, che si verifica di continuo e che ho compreso non deve essere sottovalutato né posso permettermi di passarvi oltre in modo tanto superficiale.

La crescita dell'essere, la mia crescita, non è una linea che sale, allontanandosi dal punto di partenza in modo diretto. La mia crescita è come una scala a chiocciola che sale e si allarga, come una spirale che si allarga e sale.  

Questo significa che periodicamente, mi trovo in quello che sembra essere lo stesso punto di prima, ma ad un livello diverso. Questo è il punto del “ritorno” (ogni punto è quindi in qualche modo il “ritorno” di un altro punto). In questo momento, in cui ho l'illusione di essere dove sono già stato, sono in realtà nel momento di analisi di ciò che è stato già analizzato, nel momento in cui guardo il conosciuto, in cui ri-scopro e ri-conosco.

Questo l'ho chiamato “ritorno”. Questo momento è prezioso e devo viverlo con pienezza e attenzione. E' grazie ai vari “ritorni” che posso effettivamente vedere il mondo che cambia. Osservare ciò che ho creduto essere come era, scopro ora essere come è, cosa che mi fa inoltre comprendere che domani sarà come sarà.

Nel vivere pienamente il “ritorno”, accetto che il mondo cambi, la mia percezione cambi, la percezione che ho del mondo cambi, il mio sapere cambi, le mie conoscenze cambino, il mio giudizio cambi. Nel vivere con attenzione e lucidità il “ritorno”, tento di accettare di mettere in dubbio tutto ciò che era in quel punto al passaggio precedente. Ad ogni giro, osservo ciò che è stato osservato e mi concentro sull'evoluzione, sul cambiamento, su ciò che era e non è, su ciò che non era ed ora è, su ciò che era ed è ancora. Comprendo che ciò che è forse sarà, forse non sarà più e ciò che non è, forse non sarà ancora o forse sarà.

Alcune cose si fortificano, prendono carica, si confermano. Altre si assopiscono ed esaurendo il loro compito scompaiono. 

Scopro qui la necessità di “lasciar andare”. Lasciar andare ciò che è servito, nello stesso modo in cui il Buddha ci dice di lasciare andare il cammino per la liberazione quando ha svolto il suo compito, come si lascia andare la zattera una volta raggiunta la riva opposta. Lasciar andare il proprio punto di vista, perché non sono il mio punto di vista, non sono le mie credenze, non smetto di esistere per il fatto di rinunciare a ciò che mi ha sostenuto fino ad oggi, per il semplice fatto che non mi sostiene più, ora è un peso, una zavorra, come sarebbe la zattera che mi ha aiutato ad attraversare il fiume se la dovessi continuare a portare con me scalando la montagna.

La mia evoluzione è fondamentalmente la trasformazione del modo di osservare. Raggiungere un nuovo livello di comprensione più che raggiungere nuove comprensioni.