La vita ha bisogno di una direzione chiara.
La mia vita ha bisogno di un proposito chiaro.
Senza una direzione chiara...
che possa resistere a qualsiasi incidente...
sia esso anche la morte...
tutto ciò che faccio, sento e penso, è meccanica.
Se non c'è una proposito profondo, ancorato alla parte migliore di me...
gli incidenti decidono per me.
Succede questo e sono felice.
Succede quello e sono triste.
Tutto “succede”.
Prendere in mano le redini della propria vita può avvenire solamente se parto dalle zone più profonde della coscienza, se queste redini sono in mano ad “altro”. Zone dove risiedono i modelli più profondi. Le guide antiche come le montagne, come gli spiriti del vento e del mare.
Senza questo tentativo di connettersi con la parte migliore di me, tutto è vano. Alcuni lo chiamano il Senso, altri il Sacro, altri Dio, altri il Profondo. Non importa il nome che si sceglie per questo stato mentale, questa zona della mente e della coscienza, che è un'esperienza, qualcosa che si vive e si testimonia, non qualcosa che si racconta.
Proposito e Contatto.
E scopro quindi la profonda ingiustizia di questo mondo violento e discriminatore.
Perché se hai risolto il problema primario di mangiare e dormire per te e per i tuoi cari, la schiavitù nei confronti della proprio pensare e sentire meccanico è una scelta. Che ti porterà ad essere dei tuoi egoistici bisogni o della manipolazione altrui.
Se non sei disperatamente occupato a schivare bombe e a cercare cibo, non c'è giustificazione per non soffermarsi spesso e chiedersi:
“Chi sono?”
“Dove sto andando?”
“Le mie azioni generano gioia o dolore?”
“La mia esistenza, fino ad oggi, è stata un bene o un male per gli altri? Per il mondo?”
Domande a cui spesso, chi è occupato a schivare bombe e cercare cibo, magari, ha già imparato a rispondere.
Perché la coscienza non si ferma, nemmeno nella disperazione. E cerca la crescita, non la compensazione del nulla.
Perché per quanto piccola e limitata mi possa sembrarmi la mia influenza, essa esiste. Ogni giorno mi sveglio e guardo la direzione che ho scelto. E non manco di chiedermi:
“Chi sono?”
“Dove sto andando?”
E mentre avanzo, la mia visione si modifica. Le mie risposte cambiano, evolvono, sintetizzando esperienze, comprensioni.