martedì 6 giugno 2017

Proposito

La vita ha bisogno di una direzione chiara.

La mia vita ha bisogno di un proposito chiaro.

Senza una direzione chiara...
che possa resistere a qualsiasi incidente...
sia esso anche la morte...
tutto ciò che faccio, sento e penso, è meccanica.

Se non c'è una proposito profondo, ancorato alla parte migliore di me...
gli incidenti decidono per me.

Succede questo e sono felice.
Succede quello e sono triste.
Tutto “succede”.

Prendere in mano le redini della propria vita può avvenire solamente se parto dalle zone più profonde della coscienza, se queste redini sono in mano ad “altro”. Zone dove risiedono i modelli più profondi. Le guide antiche come le montagne, come gli spiriti del vento e del mare.

Senza questo tentativo di connettersi con la parte migliore di me, tutto è vano. Alcuni lo chiamano il Senso, altri il Sacro, altri Dio, altri il Profondo. Non importa il nome che si sceglie per questo stato mentale, questa zona della mente e della coscienza, che è un'esperienza, qualcosa che si vive e si testimonia, non qualcosa che si racconta. 

Proposito e Contatto.

E scopro quindi la profonda ingiustizia di questo mondo violento e discriminatore.

Perché se hai risolto il problema primario di mangiare e dormire per te e per i tuoi cari, la schiavitù nei confronti della proprio pensare e sentire meccanico è una scelta. Che ti porterà ad essere dei tuoi egoistici bisogni o della manipolazione altrui.

Se non sei disperatamente occupato a schivare bombe e a cercare cibo, non c'è giustificazione per non soffermarsi spesso e chiedersi:
“Chi sono?”
“Dove sto andando?”
“Le mie azioni generano gioia o dolore?”
“La mia esistenza, fino ad oggi, è stata un bene o un male per gli altri? Per il mondo?”
Domande a cui spesso, chi è occupato a schivare bombe e cercare cibo, magari, ha già imparato a rispondere.

Perché la coscienza non si ferma, nemmeno nella disperazione. E cerca la crescita, non la compensazione del nulla.

Perché per quanto piccola e limitata mi possa sembrarmi la mia influenza, essa esiste. Ogni giorno mi sveglio e guardo la direzione che ho scelto. E non manco di chiedermi:
“Chi sono?”
“Dove sto andando?”

E mentre avanzo, la mia visione si modifica. Le mie risposte cambiano, evolvono, sintetizzando esperienze, comprensioni.

giovedì 1 giugno 2017

Allenare la coscienza

L'allenamento

Se vogliamo un corpo snello e muscoloso, sappiamo che dobbiamo allenarci, con costanza... e curare l'alimentazione, con costanza. Sappiamo che richiede impegno e sacrificio. Ci vuole allenamento. Questo lo sappiamo, lo accettiamo, ci sembra normale, ovvio.

Se vogliamo imparare delle nozioni, sappiamo che dobbiamo studiare, con impegno e costanza. Se vogliamo memorizzare dei dati possiamo studiare, con impegno e costanza. Se voglio diventare più bravo a far di conto, devo fare esercizi. Ci vuole allenamento. Questo lo sappiamo, lo accettiamo, ci sembra ovvio.

Bene, anche la coscienza si può allenare. Posso allenarmi a sentire quello che sento. Posso allenare la coscienza ad essere “cosciente di”. Cosciente di cosa? Non importa! Quando alleno gli addominali non li alleno perché prevedo di fare un determinato e specifico movimento con quel muscolo nell'immediato futuro. Li alleno perché fa bene al corpo. Li alleno ad essere addominali più efficaci, in generale.

Stessa cosa vale per la coscienza. Alleno la coscienza ad essere “cosciente di”, in generale, delle cose, della vita, della realtà, di ciò che sento, di ciò che credo, di ciò che penso. Alleno la coscienza ad essere “cosciente di”. Alleno la coscienza a fare ciò che fa, a fare ciò che è nata per fare, così come alleno gli addominali ad essere addominali.

Non devo trasformare la coscienza in qualcosa di strano, incomprensibile e lontano. Alleno la coscienza ad essere coscienza, solo un po' più efficacemente.

Perché spesso non so cosa penso, né perché lo penso. Spesso non so quello che sento e come lo sento. E affermo questo perché quando accetto questo fatto e alleno la coscienza, porto su pensieri che non vedevo, sento cose che non sentivo, comprendo cose che non comprendevo. Sorgo domande che non mi facevo.

E di comprensione in comprensioni individuo la possibilità di nuove comprensioni. Comprensioni profonde che non possono essere trovate sui libri, sacri e mondani, né nell'esperienza altrui. Comprensioni di chi io sia, del perché faccio quello che faccio, dove nasce la contraddizione, il conflitto e la violenza che è in me.

Il tutto attraverso una esperienza, una pratica. Lo studio può essere utile, ma nulla ha senso senza un'esperienza diretta, personale, indubitabile. E' la mancanza di esperienza che genera la fede ingenua, il fanatismo, la credulità, la paura, la violenza.

La coscienza di sé si allena.
Il silenzio si allena.
Il contatto con il Sacro si allena.
L'unità si allena.
Il rifiuto della violenza si allena.
Il rifiuto della sofferenza si allena.
Il rifiuto delle minacce dell'oltretomba si allena.
La riconciliazione si allena.
L'evoluzione della coscienza è cosciente.
Il tutto si allena come pratica, come esperienza.