Umanesimo e nuovo mondo

ISTITUTO NAZIONALE DI BELLE ARTI, CITTA’ DEL MESSICO, MESSICO

7 LUGLIO 1991

Il tema di oggi, “Umanesimo e Nuovo Mondo”, deve essere collocato, anche se con brevi cenni, in un contesto adeguato. Quando si parla di “Umanesimo” generalmente ci si riferisce a quella corrente letteraria che ha nel Petrarca il suo iniziatore e che si sviluppa parallelamente alla grande trasformazione operata dal Rinascimento. Ma non è difficile comprovare come in altre civiltà - ed anche in quelle più vicine alla civiltà europea - una serie di temi venga affrontata a partire da un punto di vista analogo a quello degli Umanisti del Rinascimento. All’interno della cultura romana è Cicerone il rappresentante più conosciuto di questa tendenza. Dall’epoca del Rinascimento europeo, gli umanisti non solo hanno attribuito all’essere umano lo statuto di soggetto e di generatore degli eventi storici ma lo hanno collocato al centro di tutte le attività fondamentali. L’essere umano è divenuto anche il gradino più alto di un’assiologia che potremmo riassumere efficacemente con la frase: “Niente al di sopra dell’uomo e nessun uomo al di sopra di un altro”.
E’ soprattutto durante il Rinascimento, nella lotta contro l’oscurantismo intrapresa dall’Arte e dalla Scienza, che il termine “umanesimo” acquista la sua reale dimensione. Sarebbe francamente superfluo ricordare qui l’opera di Pico della Mirandola o di Giordano Bruno o, naturalmente, quella di Galileo: figure di culto per gli umanisti di oggi. Essi subirono tutti la persecuzione da parte di un sistema che mutilava la dimensione reale dell’essere umano collocando al di sopra di tutto la divinità e quindi le figure vicarie di questa: il principe, lo Stato, le leggi.
L’irrompere dell’umanesimo sconvolge questa scala di valori. L’umanesimo mette al centro della scena l’anima e il corpo dell’essere umano prendendo in prestito, il più delle volte, concezioni proprie del paganesimo greco-romano, a sua volta fortemente influenzato dalle scuole di pensiero neo-platonica e neo-pitagorica. Un formidabile dibattito si sviluppa nella vecchia Europa, la cui sfera d’influenza si estende in quello stesso periodo alle Americhe. Ma come ben sappiamo, la colonizzazione e la conquista non vengono portate avanti sulla base di quegli elementi di progresso che si stavano facendo strada nei circoli europei più avanzati ma solo con la brutalità e con l’ideologia dominante, che a quel tempo era oscurantista e fondata sulla monarchia per diritto divino. L’Inquisizione e la persecuzione del libero pensiero raggiungono le nuove terre; ma, insieme a queste, e per il momento in modo non direttamente visibile, arrivano anche le idee che faranno da detonatore alla Rivoluzione Francese ed alle guerre e rivoluzioni grazie alle quali l’America diventerà indipendente.
E’ proprio lo svilupparsi della visione umanista, antropocentrica, ad inaugurare la modernità; visione che non si esprime ormai solamente nell’arte e nella scienza ma che arriva a toccare la sfera politica dell’epoca, sfidando apertamente la monarchia ed il potere ecclesiastico. Sia che si subisca il fascino di quel periodo, che in Occidente apre la strada all’età delle rivoluzioni, sia che lo si rifiuti, andrà comunque riconosciuto il contributo tutto speciale che vi apportò l’Umanesimo.
Oggi, al tramonto delle rivoluzioni, anche quell’umanesimo, così vitale, pare tramontare, spinto via dalla forza di una tecnologia che sembra essere riuscita ad assorbire la trasformazione rivoluzionaria delle strutture economico-sociali, a spogliare il discorso politico di ogni capacità di comunicazione ed a sostituire alle idee di Fraternità e Solidarietà l’economia della competizione, le cosiddette leggi di autoregolazione del mercato e le nude e crude variabili della macroeconomia. Parallelamente viene proposta una nuova scala di valori: una scala vuota, in cui all’essere umano in quanto tale è negato il livello più alto, che spetta ora al culto del denaro. Nella mitologia contemporanea esiste ovviamente un’ideologia che giustifica questa operazione: è l’ideologia della Fine delle Ideologie e della Fine della Storia, nella quale sentiamo risuonare l’eco delle idee del pragmatismo che hanno fatto la loro comparsa verso la metà del secolo scorso.
A mio parere questo pragmatismo filosoficamente tanto elementare - sostenuto da un neo-darwinismo che zoologizza la società con la sua concezione della lotta per la sopravvivenza che premia il più adatto - sta prendendo piede non tanto per le sue eccezionali qualità intrinseche quanto per il crollo, dovuto all’azione di molteplici fattori, dei grandi sistemi di pensiero. E’ veramente un vuoto enorme quello lasciato dalla disgregazione dei sistemi di pensiero strutturati; vuoto che può essere riempito da qualsiasi cosa di qualità inferiore che sia in grado di soddisfare gli interessi di coloro che controllano i meccanismi dell’economia.
Mi rendo conto che quanto ho detto fin qui andrebbe giustificato punto per punto e che anche in questo caso darebbe luogo ad infinite discussioni. In ogni caso, ho messo in evidenza alcuni aspetti che mi sembrano importanti per comprendere la situazione dell’Umanesimo nel momento attuale. Devo mettere in chiaro, comunque, che in questo secolo le correnti di pensiero che hanno affrontato il tema dell’umanesimo sono state, in verità, estremamente poche.
Riconosciamo che la questione è stata riportata in primo piano da Sartre ne L’esistenzialismo è un umanesimo e da Heidegger nella Lettera sull’umanesimo, opere che, sebbene appartenenti a fronti opposti, possono entrambe collocarsi nel solco dell’umanesimo esistenzialista. Possiamo anche rilevare la presenza di uno pseudoumanesimo di stampo cristiano in Maritain, di un antiumanesimo marxista in Althusser e di una dialettica marxista tra umanesimo borghese ed umanesimo proletario in Aníbal Ponce.
Avrei commentato anche molto schematicamente le correnti del pensiero contemporaneo che hanno tentato una riformulazione teorica dell’umanesimo, rifacendomi alle due principali: le esistenzialiste e le cristiane. Ma ormai il termine “Umanesimo” ha superato questa divisione ed ha raggiunto un’ampia accettazione a livello popolare nel significato di una qualunque disposizione favorevole all’essere umano in contrapposizione all’avanzare del macchinismo e della tecnologia. In questo senso oggi sembra essere di bon ton aderire alla moda dell’umanesimo, moda che nulla ha a che vedere con la faticosa e tragica evoluzione dell’umanesimo di cui abbiamo tracciato la storia, né soprattutto con il contesto preciso che lo definisce e del quale mi permetto di citare alcune caratteristiche essenziali: 1° L’affermazione che la coscienza umana è attiva, in contrapposizione a concezioni che considerano la coscienza come il “riflesso” di condizioni oggettive; 2° L’affermazione della storicità dell’essere umano e di quanto da lui prodotto, nel senso che l’essere umano non è un essere naturale bensì sociale ed appunto storico; 3° L’idea di apertura dell’uomo-al-mondo, grazie alla quale si superano le dicotomie tra individuo e società e tra soggettività ed oggettività; 4° Il trovare il fondamento delle azioni umane e dell’etica nell’essere umano stesso e non in altre istanze, quali ad esempio la divinità.
Pertanto, l’umanesimo di oggi, se intende essere coerente, non può che considerarsi libertario, solidale, attivo ed impegnato nella realtà sociale: esso non può contrapporre in alcun modo l’arte alla scienza, né commettere l’errore di identificare l’arte con l’umanesimo e la scienza con la tecnologia. Deve considerare entrambi i termini inerenti al processo di evoluzione culturale dell’umanità ed aver chiaro il fatto che determinati aspetti della tecnologia altro non sono se non strumenti al servizio di quanti detengono il potere economico.
Per mettere a fuoco il nostro tema nei termini di “Umanesimo e Nuovo Mondo”, diremo che l’asservimento delle culture americane alle potenze europee nulla ha a che vedere con una dialettica tra cultura e tecnologia, ma al contrario risponde ad un modello sociale che a partire da cinquecento anni fa, e fino a pochi anni or sono, si è andato sviluppando nel quadro dell’oscurantismo e delle istituzioni assolutiste. Si è trattato di un fenomeno storico, politico e sociale, e niente affatto di un progetto di lungo respiro alla realizzazione del quale si siano sentiti impegnati i popoli e le classi popolari d’Europa, che erano oppressi tanto quanto le altre popolazioni soggette nelle altre parti del mondo. Del resto, sia gli umanisti europei, sia in seguito, gli umanisti d’America, hanno subito la stessa persecuzione nell’uno e nell’altro continente ed hanno dato, sempre nell’uno e nell’altro continente, il proprio contributo alla trasformazione rivoluzionaria.
Oggi però nuovi pericoli minacciano l’America Latina ed in particolare questo paese dal singolare profilo culturale che è il Messico. Apriremo forse una fase dialettica completamente sbagliata tra cultura e tecnologia o faremo risaltare la nostra specificità così ricca, ponendoci al livello di altre regioni del mondo che oggi sembrano monopolizzare la scienza e la tecnica? Questi temi, di enorme importanza, non possono essere messi da parte senza un’accurata riflessione: propongo perciò la formazione di una commissione di studio che porti questi interrogativi in ogni parte d’America e che lavori per la realizzazione di una conferenza permanente che discuta i rapporti tra cultura e tecnologia nell’anno 1992, anno in cui si celebreranno i cinquecento anni dallo sbarco europeo in America. Oggi come allora inizia una lotta che va considerata in tutta la sua portata; e credo che proprio il Messico debba essere il centro, fisico e culturale, di questo dibattito.

Nient’altro, molte grazie.

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