ISTITUTO
NAZIONALE DI BELLE ARTI, CITTA’ DEL MESSICO, MESSICO
7
LUGLIO 1991
E’
soprattutto durante il Rinascimento, nella lotta contro
l’oscurantismo intrapresa dall’Arte e dalla Scienza, che il
termine “umanesimo” acquista la sua reale dimensione. Sarebbe
francamente superfluo ricordare qui l’opera di Pico della Mirandola
o di Giordano Bruno o, naturalmente, quella di Galileo: figure di
culto per gli umanisti di oggi. Essi subirono tutti la persecuzione
da parte di un sistema che mutilava la dimensione reale dell’essere
umano collocando al di sopra di tutto la divinità e quindi le figure
vicarie di questa: il principe, lo Stato, le leggi.
L’irrompere
dell’umanesimo sconvolge questa scala di valori. L’umanesimo
mette al centro della scena l’anima e il corpo dell’essere umano
prendendo in prestito, il più delle volte, concezioni proprie del
paganesimo greco-romano, a sua volta fortemente influenzato dalle
scuole di pensiero neo-platonica e neo-pitagorica. Un formidabile
dibattito si sviluppa nella vecchia Europa, la cui sfera d’influenza
si estende in quello stesso periodo alle Americhe. Ma come ben
sappiamo, la colonizzazione e la conquista non vengono portate avanti
sulla base di quegli elementi di progresso che si stavano facendo
strada nei circoli europei più avanzati ma solo con la brutalità e
con l’ideologia dominante, che a quel tempo era oscurantista e
fondata sulla monarchia per diritto divino. L’Inquisizione e la
persecuzione del libero pensiero raggiungono le nuove terre; ma,
insieme a queste, e per il momento in modo non direttamente visibile,
arrivano anche le idee che faranno da detonatore alla Rivoluzione
Francese ed alle guerre e rivoluzioni grazie alle quali l’America
diventerà indipendente.
E’
proprio lo svilupparsi della visione umanista, antropocentrica, ad
inaugurare la modernità; visione che non si esprime ormai solamente
nell’arte e nella scienza ma che arriva a toccare la sfera politica
dell’epoca, sfidando apertamente la monarchia ed il potere
ecclesiastico. Sia che si subisca il fascino di quel periodo, che in
Occidente apre la strada all’età delle rivoluzioni, sia che lo si
rifiuti, andrà comunque riconosciuto il contributo tutto speciale
che vi apportò l’Umanesimo.
Oggi,
al tramonto delle rivoluzioni, anche quell’umanesimo, così vitale,
pare tramontare, spinto via dalla forza di una tecnologia che sembra
essere riuscita ad assorbire la trasformazione rivoluzionaria delle
strutture economico-sociali, a spogliare il discorso politico di ogni
capacità di comunicazione ed a sostituire alle idee di Fraternità e
Solidarietà l’economia della competizione, le cosiddette leggi di
autoregolazione del mercato e le nude e crude variabili della
macroeconomia. Parallelamente viene proposta una nuova scala di
valori: una scala vuota, in cui all’essere umano in quanto tale è
negato il livello più alto, che spetta ora al culto del denaro.
Nella mitologia contemporanea esiste ovviamente un’ideologia che
giustifica questa operazione: è l’ideologia della Fine delle
Ideologie e della Fine della Storia, nella quale sentiamo risuonare
l’eco delle idee del pragmatismo che hanno fatto la loro comparsa
verso la metà del secolo scorso.
A
mio parere questo pragmatismo filosoficamente tanto elementare -
sostenuto da un neo-darwinismo che zoologizza la società con la sua
concezione della lotta per la sopravvivenza che premia il più adatto
- sta prendendo piede non tanto per le sue eccezionali qualità
intrinseche quanto per il crollo, dovuto all’azione di molteplici
fattori, dei grandi sistemi di pensiero. E’ veramente un vuoto
enorme quello lasciato dalla disgregazione dei sistemi di pensiero
strutturati; vuoto che può essere riempito da qualsiasi cosa di
qualità inferiore che sia in grado di soddisfare gli interessi di
coloro che controllano i meccanismi dell’economia.
Mi
rendo conto che quanto ho detto fin qui andrebbe giustificato punto
per punto e che anche in questo caso darebbe luogo ad infinite
discussioni. In ogni caso, ho messo in evidenza alcuni aspetti che mi
sembrano importanti per comprendere la situazione dell’Umanesimo
nel momento attuale. Devo mettere in chiaro, comunque, che in questo
secolo le correnti di pensiero che hanno affrontato il tema
dell’umanesimo sono state, in verità, estremamente poche.
Riconosciamo
che la questione è stata riportata in primo piano da Sartre ne
L’esistenzialismo è un umanesimo e da Heidegger nella
Lettera sull’umanesimo, opere che, sebbene appartenenti a
fronti opposti, possono entrambe collocarsi nel solco dell’umanesimo
esistenzialista. Possiamo anche rilevare la presenza di uno
pseudoumanesimo di stampo cristiano in Maritain, di un antiumanesimo
marxista in Althusser e di una dialettica marxista tra umanesimo
borghese ed umanesimo proletario in Aníbal Ponce.
Avrei
commentato anche molto schematicamente le correnti del pensiero
contemporaneo che hanno tentato una riformulazione teorica
dell’umanesimo, rifacendomi alle due principali: le esistenzialiste
e le cristiane. Ma ormai il termine “Umanesimo” ha superato
questa divisione ed ha raggiunto un’ampia accettazione a livello
popolare nel significato di una qualunque disposizione favorevole
all’essere umano in contrapposizione all’avanzare del macchinismo
e della tecnologia. In questo senso oggi sembra essere di bon ton
aderire alla moda dell’umanesimo, moda che nulla ha a che vedere
con la faticosa e tragica evoluzione dell’umanesimo di cui abbiamo
tracciato la storia, né soprattutto con il contesto preciso che lo
definisce e del quale mi permetto di citare alcune caratteristiche
essenziali: 1° L’affermazione che la coscienza umana è attiva,
in contrapposizione a concezioni che considerano la coscienza come il
“riflesso” di condizioni oggettive; 2° L’affermazione della
storicità dell’essere umano e di quanto da lui prodotto, nel senso
che l’essere umano non è un essere naturale bensì sociale ed
appunto storico; 3° L’idea di apertura dell’uomo-al-mondo,
grazie alla quale si superano le dicotomie tra individuo e società e
tra soggettività ed oggettività; 4° Il trovare il fondamento delle
azioni umane e dell’etica nell’essere umano stesso e non in altre
istanze, quali ad esempio la divinità.
Pertanto,
l’umanesimo di oggi, se intende essere coerente, non può che
considerarsi libertario, solidale, attivo ed impegnato nella realtà
sociale: esso non può contrapporre in alcun modo l’arte alla
scienza, né commettere l’errore di identificare l’arte con
l’umanesimo e la scienza con la tecnologia. Deve considerare
entrambi i termini inerenti al processo di evoluzione culturale
dell’umanità ed aver chiaro il fatto che determinati aspetti della
tecnologia altro non sono se non strumenti al servizio di quanti
detengono il potere economico.
Per
mettere a fuoco il nostro tema nei termini di “Umanesimo e Nuovo
Mondo”, diremo che l’asservimento delle culture americane alle
potenze europee nulla ha a che vedere con una dialettica tra cultura
e tecnologia, ma al contrario risponde ad un modello sociale che a
partire da cinquecento anni fa, e fino a pochi anni or sono, si è
andato sviluppando nel quadro dell’oscurantismo e delle
istituzioni assolutiste. Si è trattato di un fenomeno storico,
politico e sociale, e niente affatto di un progetto di lungo respiro
alla realizzazione del quale si siano sentiti impegnati i popoli e
le classi popolari d’Europa, che erano oppressi tanto quanto le
altre popolazioni soggette nelle altre parti del mondo. Del resto,
sia gli umanisti europei, sia in seguito, gli umanisti d’America,
hanno subito la stessa persecuzione nell’uno e nell’altro
continente ed hanno dato, sempre nell’uno e nell’altro
continente, il proprio contributo alla trasformazione rivoluzionaria.
Oggi
però nuovi pericoli minacciano l’America Latina ed in particolare
questo paese dal singolare profilo culturale che è il Messico.
Apriremo forse una fase dialettica completamente sbagliata tra
cultura e tecnologia o faremo risaltare la nostra specificità così
ricca, ponendoci al livello di altre regioni del mondo che oggi
sembrano monopolizzare la scienza e la tecnica? Questi temi, di
enorme importanza, non possono essere messi da parte senza
un’accurata riflessione: propongo perciò la formazione di una
commissione di studio che porti questi interrogativi in ogni parte
d’America e che lavori per la realizzazione di una conferenza
permanente che discuta i rapporti tra cultura e tecnologia nell’anno
1992, anno in cui si celebreranno i cinquecento anni dallo sbarco
europeo in America. Oggi come allora inizia una lotta che va
considerata in tutta la sua portata; e credo che proprio il Messico
debba essere il centro, fisico e culturale, di questo dibattito.
Nient’altro,
molte grazie.
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