I. LA DOMANDA
1.
Ecco la mia domanda: con il trascorrere della vita, cresce in te la
felicità o la sofferenza? Non chiedermi di definire queste parole.
Rispondi in base a ciò che senti...
2.
Per quanto saggio e potente tu possa essere, rifiuterò il tuo
esempio se la felicità e la libertà non crescono in te ed in coloro
che ti circondano.
3.
Accetta invece la mia proposta: prendi come modello ciò che nasce e
non ciò che cammina verso la morte. Salta al di là della tua
sofferenza ed allora non crescerà l’abisso, ma la vita che è in
te.
4.
Non c’è passione né idea né atto umano che possa ignorare
l’abisso. Parliamo allora dell’unica cosa che meriti di essere
trattata: l’abisso e ciò che l’oltrepassa.
II. LA REALTA’
1.
Che cosa vuoi tu? Se dici che la cosa più importante è l’amore o
la sicurezza, allora parli di stati d’animo, di qualcosa che non
vedi.
2.
Se dici che la cosa più importante è il denaro, il potere, il
riconoscimento sociale, la causa giusta, Dio o l’eternità, allora
parli di qualcosa che vedi o che immagini.
3.
Saremo d’accordo quando dirai: “Voglio la causa giusta, perché
rifiuto la sofferenza!”; “... Voglio questo perché mi dà
tranquillità e non quest’altro perché mi sconcerta e mi fa
violenza”.
4.
Non sarà, allora, che ogni aspirazione, ogni intenzione, ogni
affermazione ed ogni negazione ha per centro il tuo stato d’animo?
Potresti replicare che un numero non cambia valore per il fatto di
essere tristi od allegri e che il sole rimarrebbe il sole anche se
l’essere umano non esistesse.
5.
Io ti dirò che il valore di uno stesso numero è diverso a seconda
che tu debba dare o ricevere e che il sole occupa più spazio negli
esseri umani che nei cieli.
6.
La luce scintillante di un fuscello acceso o di una stella danza per
il tuo occhio. Così, non c’è luce senza occhio e, se altro fosse
l’occhio, diverso effetto avrebbe quello scintillio di luce.
7.
Allora, che il tuo cuore affermi: “Amo questa luce scintillante che
vedo!” ma che non dica mai: “Né il sole né il fuscello né la
stella hanno alcun legame con me”.
8.
Di quale realtà parli al pesce ed al rettile, al grande animale, al
piccolo insetto, all’uccello, al bambino, al vecchio, a colui che
dorme ed a colui che veglia, freddo o febbricitante, sui suoi calcoli
o sulla sua paura?
9.
Dico che l’eco del reale mormora o rimbomba a seconda dell’udito
che lo percepisce; che se altro fosse l’udito, altro canto avrebbe
ciò che tu chiami “realtà”.
10. Allora,
che il tuo cuore affermi: “Amo la realtà che costruisco!”.
III. IL PAESAGGIO ESTERNO
Guarda
quella coppia, come cammina lentamente. Mentre lui le cinge la vita,
lei reclina dolcemente il capo sulla spalla amica. Ed avanzano
nell’autunno dalle foglie che volteggiano crepitanti... tra
sfumature di giallo, di rosso, di viola. Giovani e belli, eppure
avanzano verso la sera dalla nebbia grigio piombo. Una pioggia
leggera e fredda e giochi per bambini, senza bambini, in giardini
deserti.
1.
In alcuni questa scena riaccende una leggera e, forse, tenera
nostalgia. In altri suscita sogni. In altri ancora, promesse che si
compiranno nei giorni radiosi a venire. Ed è così che, di fronte
allo stesso mare, alcuni provano angoscia mentre altri si sentono
riconfortati. E mille hanno un brivido contemplando le vette coperte
di ghiaccio mentre altri mille guardano con ammirazione quegli stessi
cristalli scolpiti su scala gigantesca. Gli uni depressi, gli altri
esaltati, di fronte allo stesso paesaggio.
2.
Se uno stesso paesaggio è diverso per due persone, dove sta la
differenza?
3.
Questo vale sia per ciò che si vede sia per ciò che si ascolta.
Prendi ad esempio la parola “futuro”. Alcuni rabbrividiscono
mentre altri rimangono indifferenti ed altri ancora sacrificherebbero
il proprio “oggi” per essa.
4.
Prendi ad esempio la musica. Prendi ad esempio le parole che hanno un
significato sociale o religioso.
5.
A volte accade che un paesaggio sia rifiutato, a volte che sia
accettato dalle moltitudini e dai popoli. Ma un tale rifiuto od una
tale accettazione sono nel paesaggio o nel seno delle moltitudini e
dei popoli?
6.
Tra il sospetto e la speranza, la tua vita si orienta verso paesaggi
che corrispondono a cose che sono già in te.
7.
Tutto questo mondo che non hai scelto ma che ti è stato dato
affinché tu lo umanizzi, è il paesaggio che più cresce al crescere
della vita. Allora, il tuo cuore non dica mai: “Né l’autunno né
il mare né i monti coperti di ghiaccio hanno alcun legame con me”,
ma affermi invece: “Amo la realtà che costruisco!”.
IV. IL PAESAGGIO UMANO
Se
una stella lontana è legata a te, che debbo pensare di un paesaggio
vivente, dove i cervi corrono tra gli alberi annosi, dove gli animali
più selvaggi leccano dolcemente i loro piccoli? Che debbo pensare
del paesaggio umano, dove convivono opulenza e miseria, dove alcuni
bambini ridono mentre altri non trovano la forza per esprimere il
loro pianto?
1.
Perché se dici: “Abbiamo raggiunto altri pianeti”, devi anche
dire: “Abbiamo massacrato e schiavizzato popoli interi, abbiamo
riempito le carceri di gente che chiedeva libertà, abbiamo mentito
dall’alba al tramonto... abbiamo falsificato il nostro pensiero, il
nostro sentimento, la nostra azione. Abbiamo attentato alla vita ad
ogni nostro passo perché abbiamo creato sofferenza”.
2.
In questo paesaggio umano conosco il mio cammino. Ma se proveniamo da
direzioni opposte, cosa accadrà quando ci incontreremo? Rifiuto
qualunque fazione che proclami un ideale più alto della vita e
qualunque causa che, per imporsi, generi sofferenza. Perciò, prima
di accusarmi di non far parte di alcuna fazione, esamina le tue mani:
che tu non vi scopra il sangue che macchia i complici. Se credi che
sia un atto di coraggio impegnarti a favore di qualcuna di esse, che
dirai di colui che tutte le fazioni assassine accusano di non
impegnarsi? Voglio una causa degna del paesaggio umano, una causa che
si impegni a vincere il dolore e la sofferenza.
3.
Nego ogni diritto di accusare a coloro che appartengono ad una
fazione nella cui storia, vicina o lontana, figuri la soppressione
della vita.
4.
Nego ogni diritto di sospettare a coloro che nascondono i loro volti
sospetti.
5.
Nego ogni diritto ad ostacolare i nuovi cammini che l’essere umano
ha bisogno di percorrere: lo nego anche quando si ricorre, come
massimo argomento a favore, alle impellenti necessità del momento
attuale.
6.
Neppure quanto di peggio c’è nel criminale mi è estraneo. E se lo
riconosco nel paesaggio, lo riconosco anche in me. E’ per questo
che voglio superare in me e in ogni essere umano ciò che lotta per
sopprimere la vita. Voglio superare l’abisso!
Ogni
mondo a cui aspiri, ogni giustizia che invochi, ogni amore che
cerchi, ogni essere umano che vorresti seguire o distruggere sta
anche dentro di te. Se qualche cosa si modifica dentro di te, essa
modificherà il tuo orientamento nel paesaggio in cui vivi. Allora,
se hai bisogno di qualche cosa di nuovo, per trovarla dovrai superare
il vecchio che domina dentro di te.
Ma
come lo farai?
Comincia
a renderti conto di questo: anche se ti sposti in un luogo diverso,
porti sempre con te il tuo paesaggio interno.
V. IL PAESAGGIO INTERNO
1.
Tu cerchi ciò che credi che ti farà felice. Ma ciò che tu credi
non corrisponde a ciò che l’altro cerca. Potrebbe accadere che tu
e l’altro desideriate ardentemente cose opposte e che, per questo,
arriviate a credere che la felicità dell’uno si opponga alla
felicità dell’altro. Ma potrebbe anche accadere che desideriate la
stessa cosa e che, essendo questa unica od insufficiente, per altra
via arriviate ancora a credere che la felicità dell’uno si opponga
alla felicità dell’altro.
2.
Sembra, dunque, che si possa disputare tanto per uno stesso oggetto
quanto per oggetti tra loro opposti. Strana logica, quella delle
credenze, capace di suscitare uno stesso comportamento di fronte a
due oggetti che sono l’uno il contrario dell’altro!
3.
Deve stare nel cuore di ciò che credi la chiave di ciò che fai.
Tanto potente è il fascino di ciò che credi che tu ne affermi la
realtà anche se essa esiste solo nella tua testa.
4.
Ma torniamo al punto: tu cerchi ciò che credi che ti farà felice.
Però, ciò che credi delle cose non sta in esse, ma nel tuo
paesaggio interno. Quando tu ed io guardiamo un fiore, possiamo
essere d’accordo su molte cose. Ma quando tu dici che quel fiore ti
darà la felicità suprema, mi rendi difficile ogni comprensione,
perché non parli più del fiore, ma di ciò che credi che esso
produrrà in te. Parli di un paesaggio interno che forse non coincide
con il mio. Basterà che tu faccia un altro passo ancora, ed ecco che
cercherai di impormi il tuo paesaggio. Valuta bene le conseguenze che
possono derivare da questo fatto.
5.
E’ chiaro che il tuo paesaggio interno non è solo ciò che credi
delle cose, ma anche ciò che ricordi, senti ed immagini di te
stesso, degli altri, dei fatti, dei valori e del mondo in generale.
Forse è questo che dobbiamo comprendere: paesaggio esterno è ciò
che percepiamo delle cose; paesaggio interno è ciò che filtriamo di
esse con il setaccio del nostro mondo interno. Questi due paesaggi
sono una cosa sola e costituiscono la nostra indivisibile visione
della realtà.
VI. CENTRO E RIFLESSO
“Paesaggio
esterno è ciò che percepiamo delle cose; paesaggio interno è ciò
che filtriamo di esse con il setaccio del nostro mondo interno.
Questi paesaggi sono una cosa sola e costituiscono la nostra
indivisibile visione della realtà”. E prenderemo direzioni diverse
a seconda della visione che abbiamo della realtà.
1.
Ma è chiaro che la tua visione si modifica mentre avanzi.
2.
Non può esserci alcun apprendimento, per quanto piccolo, se ti
limiti alla contemplazione. Apprendi perché agisci in qualche modo
su ciò che contempli: e quanto più agisci tanto più apprendi,
perché la tua visione si modifica mentre avanzi.
3.
Che cosa hai imparato del mondo? Hai imparato ciò che hai fatto. Che
cosa vuoi dal mondo? Dipende da ciò che ti è successo. Che cosa non
vuoi dal mondo? Dipende da ciò che ti è accaduto.
4.
Ascoltami, cavaliere che vai a cavallo del tempo: puoi arrivare al
tuo paesaggio più profondo per tre diversi sentieri. E cosa vi
troverai? Mettiti al centro del tuo paesaggio interno e vedrai che
qualunque direzione moltiplica quel centro.
5.
Circondato da una muraglia triangolare di specchi, il tuo paesaggio
si riflette all’infinito in infinite sfumature. E lì ogni
movimento si trasforma e si ricompone sempre di nuovo in accordo al
modo in cui dirigi la tua visione lungo il cammino di immagini che
hai scelto. Puoi arrivare a vedere davanti a te le tue proprie spalle
e, muovendo una mano a destra, puoi vederla rispondere a sinistra.
6.
Se ambisci a qualche cosa nello specchio del futuro, vedrai che essa
corre in direzione opposta nello specchio dell’oggi od in quello
del passato.
7.
Cavaliere che vai a cavallo del tempo, che cos’è il tuo corpo se
non il tempo stesso?
VII. DOLORE, SOFFERENZA E SENSO DELLA VITA
1.
La fame, la sete, la malattia ed ogni danno fatto al corpo, sono il
dolore. Il timore, la frustrazione, la disperazione ed ogni danno
fatto alla mente, sono la sofferenza. Il dolore fisico retrocede con
il progredire della scienza e della società. La sofferenza mentale
retrocede con l’avanzare della fede nella vita, vale a dire a
misura che la vita acquista un senso.
2.
Se per caso ti immagini come una meteora fugace che ha perso il
proprio splendore toccando questa terra, accetterai il dolore e la
sofferenza come la natura stessa delle cose. Ma se credi di essere
stato lanciato nel mondo per compiere la missione di umanizzarlo,
ringrazierai coloro che ti hanno preceduto e che hanno costruito
laboriosamente il tuo gradino perché tu possa continuare l’ascesa.
3.
Creatore di mille nomi, costruttore di significati, trasformatore del
mondo... i tuoi padri ed i padri dei tuoi padri continuano in te. Non
sei una meteora che cade ma una freccia luminosa che vola verso i
cieli. Sei il senso del mondo; quando chiarifichi il tuo senso,
illumini la Terra. Quando perdi il tuo senso, la Terra si oscura e
l’abisso si apre.
4.
Ti dirò qual è il senso della tua vita qui: umanizzare la Terra!
Che cosa significa umanizzare la Terra? Significa vincere il dolore e
la sofferenza, imparare senza limiti, amare la realtà che
costruisci.
5.
Non posso chiederti di andare oltre; ma non deve sembrarti
irriverente questa mia affermazione: “Ama la realtà che costruisci
e neanche la morte fermerà il tuo volo!”.
6.
Non compirai la tua missione se non userai le tue forze per vincere
il dolore e la sofferenza in coloro che ti circondano. E se riuscirai
a far sì che essi, a loro volta, intraprendano il compito di
umanizzare il mondo, il loro destino si aprirà e per loro inizierà
una vita nuova.
VIII. IL CAVALIERE E LA SUA OMBRA
Quando
il sole imporporò il cammino, l’ombra si allungò tra pietre e
dure sterpaglie. E il cavaliere cominciò a rallentare l’andatura
fino a che si fermò vicino a un fuoco giovane. E un vecchio, che
accarezzava le fiamme con le mani, salutò il cavaliere. Questi scese
di sella e parlarono. Poi il cavaliere continuò per la sua strada.
Quando
l’ombra cadde sotto gli zoccoli del cavallo, il cavaliere si fermò
un istante e scambiò alcune parole con un uomo che lo aveva chiamato
dal ciglio della strada.
Quando
l’ombra si allungò alle spalle del cavaliere, questi non rallentò
più il passo. E un giovane che voleva fermarlo riuscì solo a
gridargli: “Stai andando nella direzione opposta!”.
Ma
la notte fece smontare di sella il cavaliere; ed egli, solo, vide
l’ombra nella sua anima. Allora, sospirando tra sé e le stelle,
disse:
“In
uno stesso giorno, un vecchio mi ha parlato della solitudine, della
malattia e della morte; un uomo, di come sono le cose e della realtà
della vita. Infine, un giovane, che neanche è riuscito a parlarmi,
ha cercato, gridando, di deviare la mia strada verso una direzione
sconosciuta.”
Il
vecchio aveva paura di perdere le sue cose e la sua vita; l’uomo,
paura di non riuscire a cogliere ciò che credeva fossero le sue cose
e la sua vita; ed il giovane, paura di non poter fuggire dalle sue
cose e dalla sua vita.
Strani
incontri questi, in cui il vecchio soffre per il suo breve futuro e
si rifugia nel suo lungo passato. L’uomo soffre per la sua
situazione presente e cerca riparo in ciò che è accaduto ed in ciò
che accadrà, a seconda che guardi davanti a sé od alle proprie
spalle. Ed il giovane soffre perché il suo breve passato lo tallona
e si rifugia in un lungo futuro.
Tuttavia,
riconosco in quei tre volti il mio volto e mi sembra di comprendere
che ogni essere umano, qualunque sia la sua età, può passare da un
tempo all’altro e vedere in ognuno di essi fantasmi che non
esistono. O forse esiste oggi l’offesa che ho patito nella mia
gioventù? Forse esiste oggi la mia vecchiaia? E’ forse reale il
pericolo che in questa oscurità si annidi già la mia morte?
Ogni
sofferenza s’insinua attraverso il ricordo, l’immaginazione od
attraverso ciò che viene percepito. Ma è anche grazie a queste tre
vie che esistono il pensiero, il sentimento e l’azione dell’essere
umano. Allora, è vero che queste tre vie sono necessarie, ma è
anche vero che esse diventano canali di distruzione quando la
sofferenza le contamina.
Ma
la sofferenza non sarà forse il segnale che la vita ci invia quando
la sua corrente si inverte?
La
vita può essere invertita da qualcosa (che non conosco ) che si fa
nella vita stessa.
Ma
se è così, quel vecchio, quell’uomo e quel giovane qualcosa hanno
fatto nella loro vita perché essa si invertisse.
Allora
il cavaliere, che meditava nell’oscurità della notte, si
addormentò. Addormentandosi, sognò e nel suo sogno il paesaggio si
illuminò.
Si
trovava al centro di uno spazio triangolare chiuso da muri di
specchi. Gli specchi riflettevano la sua immagine, moltiplicandola.
Se sceglieva una direzione, si vedeva vecchio, se ne prendeva
un’altra, il suo volto era d’uomo o di ragazzo...
Ma
egli si sentiva un bambino, al centro di se stesso.
Allora
tutto cominciò a oscurarsi e quando non poté riconoscere altro che
la nera oscurità, il cavaliere si svegliò.
Aprì
gli occhi e vide la luce del sole. Poi montò a cavallo e, vedendo
che l’ombra si allungava, disse tra sé: “E’ la contraddizione
ciò che inverte la vita e genera sofferenza... Il sole cala affinché
il giorno si trasformi in notte. Ma come sarà il giorno, dipenderà
da ciò che io ne farò.”
IX. CONTRADDIZIONE E UNITA’
1.
La contraddizione inverte la vita. E’ proprio l’inversione della
corrente crescente della vita a essere sperimentata come sofferenza.
Per questo la sofferenza è il segnale che avverte della necessità
di cambiare la direzione delle forze che si oppongono alla crescita
della vita.
2.
Colui che per le continue frustrazioni è fermo nel cammino, è
fermo solo in apparenza perché in realtà torna indietro. E sempre
di nuovo i fallimenti passati chiudono il suo futuro. Chi si sente
frustrato vede il proprio futuro come ripetizione del passato, pur
sentendo allo stesso tempo la necessità di staccarsi da esso.
3.
Chi affronta il futuro in preda al risentimento, che cosa non farà
pur di vendicare il suo passato, pur di prendersi la rivincita?
4.
E nella frustrazione e nel risentimento si fa violenza al futuro per
farlo curvare e spingerlo ad un ritorno pieno di sofferenza.
5.
A volte i saggi hanno raccomandato l’amore come scudo protettivo
contro gli assalti della sofferenza... Ma la parola “amore”,
ingannevole parola, significa per te una rivincita sul passato oppure
un’avventura limpida, originale e sconosciuta, lanciata verso
l’avvenire?
6.
Ho visto in che modo grottesco un atteggiamento solenne cerchi di
nascondere ciò che è ridicolo e di quale grigiore una vuota serietà
ricopra chi è dotato di scarso talento. Allo stesso modo, ho
riconosciuto in molti amori l’auto-affermazione che sa di vendetta.
7.
Che idea hai dei saggi? Non è forse vero che te li immagini come
esseri solenni, dai gesti lenti... che hanno sofferto enormemente e
che dall’alto di una posizione acquisita con tale merito, ti
rivolgono discorsi invitanti dove è spesso ripetuta la parola
“amore”?
8.
In ogni vero saggio, io ho visto un bambino che gioca nel mondo
delle idee e delle cose, che crea generose e brillanti bolle di
sapone che egli stesso fa scoppiare. Negli occhi scintillanti di
tutti i veri saggi, ho visto “danzare verso il futuro i piedi
leggeri dell’allegria”. Ma davvero poche volte ho ascoltato dalle
loro bocche la parola “amore”... perché un vero saggio non giura
mai invano.
9.
Non credere di purificare il tuo passato segnato dalla sofferenza
con la vendetta e tantomeno con la parola “amore” usata come
formula onnipotente o come esca per una nuova trappola.
10. Amerai
veramente quando costruirai con gli occhi puntati verso il futuro. E
quando ricorderai un tuo grande amore, dovrai accompagnare quel
ricordo solo con una dolce e silenziosa nostalgia, ringraziando
dentro di te per l’insegnamento che dal passato è giunto fino al
tuo presente.
11. Perciò
non ti libererai della tua sofferenza passata falsando o svilendo il
futuro. Ci riuscirai solo se cambierai la direzione delle forze che
provocano contraddizione in te.
12. Credo
che saprai distinguere tra difficoltà (sia benvenuta, poiché puoi
saltare al di là di essa) e contraddizione (solitario labirinto
senza via di uscita).
13. Ogni
azione contraddittoria che tu abbia compiuto in una qualunque
circostanza della tua vita, possiede un inequivocabile sapore di
violenza interna e di tradimento verso se stessi. E non importa per
quali motivi tu ti sia trovato nella condizione di compierla;
importa, invece, il modo in cui hai organizzato la tua realtà, il
tuo paesaggio in quel preciso istante. Allora qualcosa si è rotto
dentro di te ed ha cambiato la direzione della tua vita. E in più ti
ha predisposto a subire una nuova frattura. Infatti, le azioni
contraddittorie fanno sì che tu tenda a ripeterle; lo stesso vale
per le azioni unitive, che cercano sempre di riapparire.
14. Con
le azioni quotidiane si superano difficoltà, si raggiungono piccoli
obiettivi o si incorre in piccoli fallimenti. Sono atti gradevoli o
sgradevoli che accompagnano la vita quotidiana come le impalcature
accompagnano una grande costruzione. Le impalcature non sono la
costruzione ma sono necessarie per realizzarla. E non importa di
quale materiale siano fatte, l’importante è che siano adeguate
allo scopo.
15. Quanto
alla costruzione in sé, sappi che dove poni materiale difettoso,
moltiplichi il difetto, e che dove lo poni solido, proietti solidità
nel futuro.
16. Le
azioni contraddittorie e quelle unitive sono in stretto rapporto con
quanto c’è di essenziale nella costruzione della tua vita. Quando
ti trovi di fronte a esse, non devi sbagliarti, perché se lo fai,
comprometti il tuo futuro ed inverti la corrente della tua vita... e
poi come potrai liberarti della sofferenza?
17. Ma
in questo momento le tue azioni contraddittorie sono già numerose.
Se tutto è falso fin dalle fondamenta, che ti resta da fare? Forse
smontare tutta la tua vita per ricominciarla daccapo? Permettimi di
dirti che non credo che tutta la tua costruzione sia falsa. Perciò
abbandona idee tanto drastiche che possono causarti mali ancora più
grandi di quelli che oggi patisci.
18. Una
nuova vita non si basa sul distruggere i “peccati” commessi,
quanto piuttosto sul riconoscerli; in questo modo, risulterà chiaro
per l’avvenire che tali errori non sono affatto convenienti.
19. Una
vita comincia quando le azioni unitive, moltiplicandosi, riescono ad
equilibrare, con il loro effetto positivo, un rapporto di forze prima
avverso e quindi a ribaltarlo a loro favore.
20. Deve
esserti molto chiaro questo: tu non sei in guerra con te stesso.
Comincerai a trattarti come tratteresti un amico con cui hai bisogno
di riconciliarti perché la vita stessa e l’ignoranza ti hanno
allontanato da lui.
21. Per
riconciliarti dovrai prendere una prima decisione: quella di
comprendere le contraddizioni del tuo passato. Poi una nuova
decisione, quella di voler vincere con tutto il cuore tali
contraddizioni. Infine, la decisione di costruire la tua vita con
azioni unitive, rifiutando i materiali che tanti danni hanno attirato
sul tuo capo.
22. Conviene
in effetti che tu chiarisca quali sono, nel tuo passato e nella tua
situazione presente, le azioni contraddittorie che veramente ti
imprigionano. Ciò che ti permetterà di riconoscerle è la
sofferenza accompagnata da violenza interna e da un sentimento di
tradimento verso se stessi. Le azioni contraddittorie, infatti,
inviano segnali precisi.
23. Non
sto dicendo che devi mortificarti con dettagliati racconti del tuo
passato e della tua vita presente. Ti raccomando semplicemente di
considerare tutto ciò che ha cambiato la tua rotta, spingendoti in
una direzione sfortunata e che ancora ti tiene legato con forza. Non
ingannarti ancora una volta dicendoti che si tratta di “problemi
superati”. Non è superato né adeguatamente compreso ciò che non
è affiancato da una nuova forza che ne compensi e ne vinca
l’influenza.
24. Tutti
questi suggerimenti avranno valore solo se sarai disposto a creare un
nuovo paesaggio nel tuo mondo interno. Ma nulla potrai fare per te se
penserai solo a te stesso. Se vuoi avanzare, dovrai in qualche
momento riconoscere che la tua missione è quella di umanizzare il
mondo che ti circonda.
25. Se
vuoi costruire una vita nuova, libera da contraddizioni, e superare
gradualmente la sofferenza, devi tener conto di due falsi argomenti:
con il primo si sostiene che bisogna risolvere i problemi personali
prima di dare inizio ad una qualunque attività costruttiva nel
mondo; con il secondo si afferma la necessità di un completo oblìo
di se stessi in favore dell’ “impegno nel mondo”.
26. Se
vuoi crescere, dovrai aiutare a crescere coloro che ti circondano. E
ciò che sto affermando, che tu sia d’accordo o meno con me, non
ammette alternative.
X. L’AZIONE VALIDA
1. Qualunque
inversione della corrente crescente della vita viene sperimentata
come sofferenza. Quindi la contraddizione non è la sola fonte di
danno per la mente. Ma mentre numerose forme di sofferenza possono
essere superate per la forza stessa delle circostanze, la
contraddizione continua a tessere la sua oscura rete di ombre.
2. Chi
non ha sofferto per la perdita di affetti, di immagini, di oggetti?
Chi non ha avuto paura, chi non si è disperato, chi non ha provato
compassione e chi non si è ribellato, pieno di rabbia, contro gli
uomini, la natura e gli avvenimenti fatali e non voluti? Eppure, ciò
che si temeva nell’oscurità è sfumato con il giorno e molto di
ciò che si è perso è stato dimenticato. Ma quell’intimo
tradimento verso se stessi continua a vivere nel passato ed avvelena
il futuro.
3. Quanto
c’è di essenziale nella vita umana viene costruito con materiali
di unità o di contraddizione. Qui sta la memoria più profonda
dell’essere umano, la memoria che proietta l’esistenza al di là
di ogni apparente limite o che, al contrario, la disintegra proprio
sulla soglia. Che ogni essere umano possa, nel momento finale di
revisione della sua vita, ricordare la sua unità interna!
4. E
qual è il sapore dell’azione unitiva? Lo riconoscerai da una
profonda pace, accompagnata da una dolce allegria, che ti pone in
accordo con te stesso. Una tale azione ha come segno la verità più
integra perché in essa si unificano in stretta amicizia il pensiero,
il sentimento ed il fare nel mondo. Indubitabile azione valida che
vorremmo ripetere mille volte se vivessimo mille vite!
5. Ogni
fenomeno che fa diminuire la sofferenza altrui viene sperimentato da
chi lo produce come un’azione valida, come un’azione unitiva.
6. Due
tendenze stanno ai limiti del fare: lì, l’abisso che cresce nella
contraddizione e, al di sopra, il volo che permette di superarlo
grazie all’azione valida.
7. La
corda della vita, allentandosi e tendendosi, cerca la sua propria
modulazione fino a quando fa risuonare la nota a cui aspira. Devono
esistere una nota, un accordo ed una particolare tecnica che
permettano di far sorgere e poi di moltiplicare la vibrazione in modo
appropriato.
8. La
morale dei popoli ha balbettato fintanto che l’uomo non ha potuto
ergersi sul suo paesaggio. E la morale ha indicato il “sì” e il
“no” dell’azione, rivendicando il “bene” e perseguitando il
“male”. Continuerà il bene a essere bene in questo paesaggio
tanto diverso? Se un immutabile Dio lo afferma, sia! Però, se Dio è
scomparso per molti, a chi spetta ormai il diritto di giudicare?
Perché la legge cambia con l’opinione dei tempi.
9. Questo
è il punto: i principi di azione valida grazie ai quali ogni essere
umano potrà vivere in unità interna, saranno delle immagini fisse a
cui bisognerà ubbidire oppure saranno in rapporto con ciò che si
sperimenta rispettivamente quando vengono rifiutati e quando vengono
seguiti?
10. Non
discuteremo qui la natura dei principi di azione valida. In ogni
modo, terremo conto della necessità della loro esistenza.
XI. PROIEZIONE DEL PAESAGGIO INTERNO
Abbiamo
parlato del paesaggio, della sofferenza, della contraddizione e delle
azioni che danno unità alla corrente della vita. Si potrebbe credere
che tutto questo rimanga chiuso all’interno dell’essere umano o
che, nel migliore dei casi, si manifesti all’esterno come azione
individuale priva di grandi conseguenze. Ma in realtà accade il
contrario.
1.
Ogni contraddizione inverte la vita e compromette il futuro tanto di
chi la patisce quanto di chi è in contatto con il portatore di una
tale sventura. Ogni contraddizione personale contamina il paesaggio
umano più vicino come un’invisibile malattia che si rivela
soltanto attraverso i suoi effetti.
2.
Nei tempi antichi la colpa delle sventure che colpivano una terra
veniva gettata sui demoni o sugli stregoni. Ma in seguito, il
progresso della scienza è risultato più utile, sia per gli accusati
che per gli accusatori, di millenni di inutile diatriba. E tu, a
quale delle due fazioni avresti aderito? Ma sia che ti fossi
schierato dalla parte dei puri che da quella dei reprobi, avresti
gettato nella mischia solo la tua stupidità.
3.
Ancora oggi, quando cerchi i colpevoli delle tue disgrazie, aggiungi
un ulteriore anello alla lunga catena della superstizione. Allora,
rifletti prima di puntare il dito, perché forse è stato un
incidente oppure la proiezione all’esterno delle tue contraddizioni
a provocare certi risultati da te non voluti.
4.
Che i tuoi figli prendano una direzione opposta a quella che tu
desideri dipende più da te che dal tuo vicino, e certamente più da
te che da un terremoto che si è verificato in un’altra parte del
pianeta.
5.
Quindi, se la tua influenza arriva a tutto un popolo, metti molta
cura nel superare le tue contraddizioni per non avvelenare con esse
l’aria che tutti respirano. Tu sarai responsabile di te stesso e di
coloro che riunisci intorno a te.
6.
Per tutto questo, se la tua missione consiste nell’umanizzare la
Terra, fortifica le tue mani di nobile lavoratore.
XII. COMPENSAZIONE, RIFLESSO E FUTURO
1.
Forse la vita è solo azione e reazione? La fame sogna la sazietà,
l’oppresso la libertà; il dolore cerca il piacere e il piacere si
annoia di se stesso.
2.
Se la vita è solo una continua ricerca di sicurezza per chi teme il
futuro o di affermazione di sé per chi è disorientato od anelito di
vendetta per chi ha patito la frustrazione... di quale libertà, di
quale responsabilità, di quale impegno si potrà fare una bandiera?
3.
E se la vita è solo lo specchio che riflette un paesaggio, come
potrà cambiare ciò che riflette?
4.
Tra la fredda meccanica dei pendoli ed i fantasmi di un’ottica di
soli specchi, che cosa puoi affermare tu senza negare, o senza
tornare indietro o senza ricorrere ad una ripetizione aritmetica?
5.
Se dici sì a ciò che cerca se stesso, a ciò che ha per natura il
trasformarsi, a ciò che non trova sazietà in se stesso e che è
essenzialmente aperto al futuro, allora ami la realtà che
costruisci. Questa è allora la tua vita: la realtà che costruisci!
6.
E ci sarà azione e reazione ed anche riflesso e incidente; ma se
avrai aperto il tuo futuro, niente potrà fermarti.
7.
Che attraverso la tua bocca la vita parli così: “Non esiste niente
che possa fermarmi!”
8.
Inutile e malvagia è la profezia che annuncia l’ecatombe del
mondo. Io affermo che l’essere umano non solo continuerà a vivere,
ma anche che crescerà senza limiti. E dico inoltre che chi nega la
vita desidera rubare ogni speranza, palpitante cuore dell’agire
umano.
9.
Che in futuro, nei momenti più oscuri, la tua allegria ti faccia
ricordare questa frase: “La vita cerca la crescita, non la
compensazione del nulla!”.
XIII. I “SENSI” PROVVISORI
1.
Quando, spinto dal pendolo della compensazione, cerco un senso che
giustifichi la mia esistenza, mi muovo verso ciò di cui ho bisogno o
di cui credo di aver bisogno. Posso raggiungere o no ciò che
cerco, ma in ogni caso, che ne sarà del senso che mi sono dato
(inteso come movimento in una certa direzione)?
2.
I “sensi” provvisori, pur essendo necessari allo sviluppo delle
attività umane, non possono mai dare fondamento all’esistenza. In
effetti, il successo potrà anche arridermi in un determinato
momento, ma che mi succederà nel caso in cui la situazione
cambiasse per un incidente qualunque?
3.
Se non si vuole ridurre l’esistenza all’annullamento od alla
frustrazione, sarà necessario scoprire un senso che neppure la morte
(se questo fosse l’incidente) possa annullare o frustrare.
4.
Non potrai giustificare l’esistenza se ad essa porrai come fine
l’assurdo della morte. Finora tu ed io siamo stati compagni di
lotta. Né tu né io abbiamo voluto piegarci dinanzi ad alcun dio.
Vorrei poterti ricordare sempre così. Allora perché mi abbandoni
quando non accetto l’inesorabilità della morte? Una volta abbiamo
detto: “Neppure gli dèi sono al di sopra della vita!” Allora
come mai adesso ti inginocchi davanti alla negazione della vita? Tu
puoi fare quello che vuoi ma io non abbasserò la testa dinanzi a
nessun idolo, anche quando la fede nella ragione sembrerà
“giustificarlo”.
5.
Se la ragione sta al servizio della vita, che serva a farci saltare
al di là della morte. Che la ragione elabori allora un senso esente
da ogni frustrazione, da ogni incidente, da ogni annullamento.
6.
Al mio fianco non vorrò chi è spinto dalla paura a proiettare una
trascendenza, ma chi alza la testa per ribellarsi contro la fatalità
della morte.
7.
Per questo amo i santi che non hanno paura ma che amano veramente ed
amo quanti vincono il dolore e la sofferenza, giorno per giorno, con
la scienza e la ragione. Ed in verità non vedo differenza tra il
santo e colui che anima la vita con la sua scienza. Quali esempi sono
migliori di questi, quali guide superiori a queste?
8.
Un senso che non sia solo provvisorio non accetterà la morte come
fine della vita, ma affermerà la trascendenza come massima
disubbidienza all’apparente Destino. E colui che afferma che le sue
azioni mettono in moto una serie di avvenimenti che continuano negli
altri ha fra le mani parte del filo dell’eternità.
XIV. LA FEDE
1.
Ogni volta che ascolto la parola “fede”, dentro di me sorge un
sospetto.
2.
Ogni volta che qualcuno ne parla, mi domando quale sia l’utilità
della “fede”.
3.
Ho visto la differenza che esiste tra la fede ingenua (che chiamiamo
anche “credulità”) e la fede violenta ed ingiustificata che
genera il fanatismo. Nessuna delle due è accettabile, perché la
prima apre la porta agli incidenti mentre l’altra vuole imporre con
la forza il suo paesaggio febbricitante.
4.
Ma qualcosa d’importante dovrà pur esserci in questa forza
tremenda, capace di dare impulso alle cause migliori. Che la fede sia
una credenza che abbia per fondamento l’utilità per la vita!
5.
Se qualcuno afferma che la fede e la scienza si oppongono,
replicherò che sono disposto ad accettare la scienza fintanto che
essa non si opponga alla vita.
6.
Nulla impedisce che la fede e la scienza, se hanno la stessa
direzione, contribuiscano entrambe al progresso, apportando l’una
l’entusiasmo e l’altra lo sforzo metodico.
7.
E colui che desidera umanizzare, che aiuti a innalzare gli animi,
indicando le possibilità future. Serve forse alla vita la sconfitta
a priori dello scettico? Senza la fede, la scienza stessa avrebbe
forse potuto svilupparsi?
8.
Ecco un tipo di fede che va contro la vita: la fede che fa dire: “La
scienza distruggerà il nostro mondo”. Quanto è meglio, invece,
aver fede nella possibilità di umanizzare la scienza e lavorare,
giorno dopo giorno, per far prevalere la direzione positiva che le fu
impressa all’origine.
9.
Se una fede è capace di aprire il futuro e di dar senso alla vita,
imprimendole una direzione che dalla sofferenza e dalla
contraddizione la porta al compimento di azioni valide, allora la
sua utilità risulta evidente.
10. Tale
fede, così come la fede in se stessi, negli altri e nel mondo che ci
circonda, è utile alla vita.
11. Quando
dici: “La fede è utile”, sicuramente urterai qualche orecchio
particolarmente sensibile. Ma questo non deve preoccuparti, perché
nonostante suoni uno strumento diverso dal tuo, quel fine musico
dovrà riconoscere che la fede è utile anche a lui, se solo si
esamina un po’.
12. Se
riesci ad avere fede in te stesso e nella parte migliore di coloro
che ti circondano, fede nel nostro mondo ed in una vita sempre aperta
al futuro, tutti i problemi che fino ad oggi ti sono parsi
invincibili si ridimensioneranno.
XV. DARE E RICEVERE
1.
Vediamo quale rapporto stabilisci con il tuo paesaggio esterno.
Forse ti succede di considerare gli oggetti, le persone, i valori,
gli affetti, come cose che sono state messe davanti a te perché tu
le scelga e le divori per soddisfare i tuoi particolari appetiti. E’
probabile che una tale visione centripeta del mondo riveli una
contrazione che va dal pensiero fino ai muscoli.
2.
Se è così, di sicuro apprezzerai molto tutto ciò che si riferisce
a te: sia i piaceri che le sofferenze. Allora, sarà molto difficile
che tu voglia superare i tuoi problemi intimi, poiché in essi
riconosci un tono che in ogni caso è tuo. Dal pensiero fino ai
muscoli, tutto in te è stato educato a contrarre, a non lasciare
andare. Di conseguenza, anche quando agisci con generosità, il
calcolo motiva il tuo comportamento apparentemente disinteressato.
3.
Tutto entra. Niente esce. Quindi tutto in te si intossica, dal
pensiero fino ai muscoli.
4.
E intossichi quanti ti circondano. Come potrai allora rimproverare
loro l’“ingratitudine” che mostrano verso di te?
5.
Se parliamo di “dare” e di “aiuto”, tu penserai subito a ciò
che gli altri ti possono dare od a come possono aiutarti. Ma il
migliore aiuto che potrebbero darti consiste nell’insegnarti a
rilassare la tua contrazione.
6.
Dico che il tuo egoismo non è un peccato ma il tuo fondamentale
errore di calcolo, perché hai ingenuamente creduto che ricevere sia
più che dare.
7.
Ricorda i momenti migliori della tua vita e comprenderai che sono
stati sempre accompagnati da un dare disinteressato. Questa sola
riflessione dovrebbe essere sufficiente a farti cambiare la direzione
della tua esistenza... Ma non sarà sufficiente.
8.
Spero di parlare per un altro e non per te, poiché tu di sicuro
avrai compreso frasi come “umanizzare la Terra”, “aprire il
futuro”, “vincere la sofferenza nel mondo che ci circonda” ed
altre ancora che hanno per fondamento la capacità di dare.
9.
“Amare la realtà che si costruisce” non vuol dire porre come
chiave del mondo la soluzione dei propri problemi.
10. Terminiamo
questo punto: vuoi superare la tua contraddizione profonda? Se è
così, compi azioni valide. Ed esse saranno veramente tali quando
darai aiuto a coloro che ti circondano.
XVI. I MODELLI DI VITA
1.
Nel tuo paesaggio interno c’è una donna o un uomo ideale che hai
sempre cercato nel paesaggio esterno attraverso tante relazioni ma
senza mai poterla o poterlo trovare. E’ come se due pietre focaie
non si incontrassero mai, salvo che nel breve momento in cui divampa
la fiamma dell’amore totale.
2.
Ciascuno a suo modo lancia la propria vita nel paesaggio esterno per
raggiungere i suoi modelli occulti.
3.
Ma il paesaggio esterno finisce per imporre le sue leggi e così,
dopo qualche tempo, quello che era stato il sogno più ambito diventa
un’immagine che suscita solo vergogna od appena un ricordo
sbiadito. Esistono, però, modelli profondi, che non cambiano mai e
che dormono nella parte più interna della specie umana in attesa del
loro momento. Questi modelli sono la traduzione degli impulsi che il
corpo trasmette allo spazio di rappresentazione.
4.
Non discuteremo qui dell’origine e della consistenza di tali
modelli né parleremo del mondo complesso di cui fanno parte. Dovremo
semplicemente prendere atto della loro esistenza e rilevare che hanno
la funzione di compensare necessità e aspirazioni, le quali, a loro
volta, motivano le attività nel paesaggio esterno.
5.
Ciascuna cultura e ciascun popolo dà una specifica risposta al
paesaggio esterno, risposta che è sempre filtrata, però, dai
modelli interni che il corpo e la storia sono andati via via
definendo.
6.
E’ saggio colui che conosce i propri modelli profondi, ma è ancora
più saggio colui che riesce a porli al servizio delle cause
migliori.
XVII. LA GUIDA INTERNA
1.
Chi suscita in te tanta ammirazione da farti desiderare di essere
come lui?
2.
Ti porrò la domanda con maggiore delicatezza: chi rappresenta per
te un esempio tanto valido da farti desiderare di possedere alcune
delle sue particolari virtù?
3.
Ti è mai accaduto, nell’afflizione o nella confusione, di fare
appello al ricordo di qualcuno - non importa se davvero esistente o
no - la cui immagine è accorsa al tuo richiamo per confortarti?
4.
Sto parlando di modelli speciali, che potremmo chiamare “guide”
interne, che a volte sono identificabili con persone del mondo
esterno.
5.
I modelli che desideravi seguire fin da bambino sono cambiati solo
per quanto riguarda la cappa più esterna del tuo sentire quotidiano.
6.
Ho visto come i bambini giocano e parlano con i loro compagni
immaginari e con le loro guide. Ho anche visto persone di tutte le
età mettersi in contatto con esse per mezzo di preghiere sincere e
devote.
7.
Quanto più forti sono state le invocazioni, da tanto più lontano
le guide sono accorse, portando con sé il migliore consiglio. Da
questo ho compreso che le guide più profonde sono anche le più
potenti. Ma solamente una grande necessità può svegliarle dal loro
letargo millenario.
8.
Un tale modello “possiede” tre attributi importanti: forza,
saggezza e bontà.
9.
Se vuoi conoscere meglio te stesso, osserva quali caratteristiche
hanno gli uomini o le donne che ammiri. E bada bene che le qualità
che più apprezzi in loro entrano nella configurazione delle tue
guide interne. Considera che, pur se il tuo punto di riferimento
iniziale ha finito per scomparire col passare del tempo, dentro di
te ne è rimasta un’ “impronta” che continuerà a motivare le
tue azioni nel paesaggio esterno.
10.
E se vuoi sapere come le culture interagiscono tra loro, studia,
oltre ai modi di produzione degli oggetti, anche i modi di diffusione
dei modelli.
11.
Quindi è importante che tu rivolga la tua attenzione alle migliori
qualità delle altre persone, perché così proietterai nel mondo il
modello, che grazie a questo, hai potuto configurare dentro di te.
XVIII. IL CAMBIAMENTO
Guardiamo
indietro per un istante.
Abbiamo
considerato l’essere umano legato al mondo da un rapporto attivo e
strettissimo. Abbiamo detto che le sue azioni si manifestano nel
paesaggio esterno in accordo al modo in cui il suo paesaggio interno
si è configurato. Le azioni umane sono di vario tipo; ma ciò che
definisce una vita sono le attività contraddittorie e quelle
unitive. Abbiamo anche detto che la contraddizione inverte la vita,
generando sofferenza che finisce per contaminare il mondo. Le azioni
unitive aprono il futuro, facendo diminuire la sofferenza in chi le
compie e nel mondo.
“Umanizzare
la Terra” è lo stesso che “dare” attraverso azioni unitive. Se
invece l’obiettivo sta nel ricevere, non può che trattarsi di un
senso provvisorio, il cui destino è portare alla contraddizione.
Esiste
una grande energia che può essere messa al servizio della vita: è
la fede. Nel paesaggio interno si muovono anche altre forze che
motivano le attività nel paesaggio esterno: si tratta dei “modelli”.
1.
In definitiva, la domanda è questa: vuoi superare l’abisso?
2.
Forse lo vuoi. Ma come riuscirai a dare una nuova direzione alla tua
vita se la valanga sta già precipitando e trascinando con sé tutto
ciò che incontra?
3.
Qualunque sia la tua decisione, ti resta da sapere su quali mezzi e
su quali energie puoi contare per metterla in pratica.
4.
Sebbene questa decisione dipenda molto da te, vorrei dirti che
cambiare la direzione della tua vita è un obiettivo che non puoi
raggiungere solo grazie al lavoro interno; è necessario agire con
decisione nel mondo modificando i comportamenti.
5.
Unisci a te, in questo compito, l’ambiente più vicino, cioè
quello che ha un’influenza diretta su di te e sul quale tu
direttamente influisci. E come riuscirci? Non c’è altro mezzo che
questo: risvegliare la fede nella possibilità di trasformare la vita
che si è invertita.
6.
Questo è il punto in cui ti lascio. Se ti disponi a modificare la
tua vita, trasformerai il mondo e non trionferà l’abisso ma ciò
che l’oltrepassa.
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