Quello che vogliamo, in definitiva, è semplice e si chiama “stare bene”. Di fronte alla possibilità di ottenere la certezza di una vita serena, felice e tranquilla, dal più disperato degli emarginati, al più ricco dei potenti, nessuno saprebbe nel proprio intimo dire di no.
Vorrei semplicemente affrontare la vita con il cuore leggero e ampio. Niente fulmini e saette, niente luci o suoni, poteri fisici o mentali. Quello a cui aspiro è semplicemente una vita serena, allegra, cosciente.
Con questo obiettivo in mente porto avanti tutto il mio lavoro evolutivo. Scopro quindi che il mio lavoro evolutivo è una ricerca della pace interiore; la ricerca della capacità di osservare gli eventi in totale libertà interiore; la ricerca della comprensione della differenza tra amore e attaccamento, tra gioia e dipendenza. E tutto inizia semplicemente dal corpo, dalle sue tensioni, dalle sue necessità, dai suoi segnali. Tutto inizia semplicemente imparando a rilassare il corpo. Una, due, cinque, cinquanta volte al giorno, osservo il mio corpo, scopro i punti tesi, e rilasso lì dove posso. E quando ho tempo, chiudo gli occhi, e vado più a fondo in ogni tensione, cercando la radice del conflitto, dove nasce la violenza che è in me, il desiderio di controllo, l'attaccamento e la paura del cambiamento, l'inerzia della meccanica naturale e biologica.
E scopro quindi lo specchio. Lo specchio nel quale mi guardo giorno dopo giorno dopo giorno. E parlo con te che sei lì, di fronte a me, e immagino le reazioni che avrai alle cose solo perché sono le reazioni che avrei io se fossi te, non quelli che avresti te se fossi te, che sei te. Qui imparo a spostare lo specchio e a pensare veramente a te, chi sei, cosa fai, e a chiedere a te, chi sei, cosa fai, cosa pensi.
Esercito quindi me stesso ad affrontare la vita con il cuore ampio. Esercito la mente a farsi di tanto in tanto da parte, per cogliere i segnali che giungono dal Profondo, là dove posso giungere solo se non porto con me il pensiero, il concetto, il simbolo, l'allegoria, il giudizio, l'idea né alcun altro oggetto mentale, compreso l'io. Non ho potere su tutto ciò che accade, perché le cose sono come sono e vanno come vanno. Ma ho potere su come guardo le cose, cosa provo quando mi trovo nelle cose, con le cose.
Sempre più spesso scopro che sono veramente in grado di decidere come guardare le cose e di conseguenza cosa provare quando capitano le cose. Perché le cose sono in me ed io sono nelle cose. Non c'è reale distinzione né separazione. Esiste un unico fenomeno nell'esistente; è la vita che si esprime, l'universo che si manifesta, altri lo chiamano Dio, altri ancora Tao. Io sono la vita che si esprime, mi esprimo nelle cose, le cose sono la vita che si esprime in me, attraverso me, con me.
Allora si, di nuovo, mi osservo. Immagino come vorrei essere. Lo immagino con molta calma, con grande attenzione, connettendomi in profondità con ciò che vorrei essere in relazione alle cose della vita, quelle che hanno un nome, una forma e un colore, non a cose così, ipotetiche. Come vorrei reagire in quella situazione là, che mi capita di tanto in tanto? Proprio quella là specifica, non una situazione generica che gli somiglia. Come mi vorrei sentire? Adesso, qui, pensando alle cose della vita, cosa vorrei veramente provare? Cosa vorrei essere in grado di dire e fare in questa e quella situazione? Cosa vorrei provare pensando al mio papà? Come posso migliorare questo mondo? Sia quello fuori che quello dentro
Ecco, questo è l'obiettivo di una vita, ciò che ha senso fare. Cercare con tenacia di essere ciò che vorrei essere, rinunciando a ciò che ho sempre creduto di dover essere, che fosse meglio essere, che convenisse essere.
Togliere tutti gli ostacoli che impediscono all'essere più profondo ed essenziale di manifestarsi, partendo dalle tensioni corporee. Perché in finale, andando all'essenza più profonda delle cose, nulla può farmi veramente male.