Oggi rifletto sulle condizioni esterne
Attendiamo che le condizioni esterne
siano esattamente come vogliamo e demandiamo a questo troppo.
Risolverò questo quando potrò fare
quest'altro.
Quest'altra situazione l'affronterò
quando avrò queste possibilità
Rimandiamo, tutto, o quantomeno molto
di ciò che conta sul serio.
Ho passato gli ultimi 10 anni
rimandando cose. E anche ora, mi capita di pensare che tutta una
serie di tensioni, di problemi, non esisteranno più quando le bimbe
saranno grandi e non dovrò più “occuparmi di loro” o quando i
suoceri non ci saranno più ed erediteremo una casa che ci permetterà
di migliorare la nostra situazione economica.
Continuo a cadere nella trappola delle
condizioni esterne: come se la sofferenza fosse fuori di me, venisse
da fuori e mi colpisse senza che io possa fare nulla.
Io non ho colpe, io sono la vittima, io
sono quello sfortunato. Se io avessi le stesse condizioni di
quell'amico, o di mio fratello o di quel collega, allora sarei
felice, non come lui/lei che non capisce in quale situazione facile
da gestire si trova. Ah, se lui stesse nella mia situazione, sarebbe
praticamente morto.
Una frase di un mio collega ogni tanto
mi sovviene su questo argomento.
“Se tutti portassimo la nostra croce
in piazza, ognuno se ne tornerebbe a casa con la sua”
C'è molta verità in questo credo. I
detti popolari raramente sono totalmente privi di fondamento. Stiamo
tutti affrontando una grande avventura. Gli altri ci sembrano sempre
più fortunati, ma sappiamo benissimo che spesso sono gli altri a
pensare lo stesso di noi, sempre che siano abbastanza lucidi da
pensare. Stiamo tutti combattendo una battaglia e nessuno di noi ha
voglia di condividerla con gli altri. Sia mai che qualcuno poi ci
sveli il segreto di pulcinella, ovvero il fatto che non siamo le
vittime preferite del destino beffardo e che è solo mia
responsabilità agire ora per migliorare la mia vita. Agire ora, non
domani, non quando questo o quello sarà esattamente in quel modo.
Ora.
E' un grande inganno, un grande “non
voler vedere”.
Dobbiamo imparare ad essere più
gentili con noi stessi. Trattarci come un amico a cui vogliamo bene e
che non sentiamo da un po' di tempo. Se un nostro caro amico sta male
sul serio, non pensiamo “Va beh, quando potrò prendermi un giorno
di ferie lo chiamo”. No, quando un nostro caro amico sta male sul
serio, lo chiamiamo anche alle tre di notte, lo facciamo venire a
casa anche se siamo stanchi e vorremmo dormire.
Con noi stessi, dobbiamo imparare lo
stesso amore. Se sto male oggi, mi impegno con amore e con
delicatezza per superare la mia sofferenza oggi. Perché mi voglio
bene e mi tratto come tratterei un caro amico.