martedì 23 maggio 2017

Quello che conta

Ci sono solo due metri di giudizio per misurare una vita.
Quanta serenità, gioia e pace hai alimentato intorno a te?
Quanta contraddizione e sofferenza hai proiettato intorno a te?
Il resto, TUTTO il resto, è fuffa.
La “realizzazione personale”, la carriera...
I soldi, gli oggetti, il prestigio.
Fuffa, tutta interminabile ed inutile fuffa.
Le persone intorno a te sono felici di averti conosciuto?
Quanti rimpiangono di essere finiti sul tuo cammino?
Se la risposta non ti piace, sei ancora in tempo.
Questo conta, il resto è illusione dell'ego.
Quante ami veramente coloro che ami?
Quanto ti amano veramente coloro che ti amano?
Se la risposta non ti piace, sei ancora in tempo.
Il resto lascia dietro di se il vuoto.
Per questo è un insulto alla vita che qualcuno patisca.
Che qualcuno soffra.
Che qualcuno non possa vivere perché troppo occupato a sopravvivere.
A schivare le bombe.
A piangere gli amati.
A trovar il modo di nutrire i figli.
La vita, come ha sempre fatto, troverà il modo di superare gli ostacoli.
Quegli ostacoli una volta materiali e naturali.
Oggi sono intenzionali e sociali, mentali.
La vita troverà il modo.
E l'evoluzione seppellirà questo delirio nei libri di storia.
Libro: “Storia dell'evoluzione”
Sezione: “Archeologia e Coscienza”
Capitolo: “Coscienza prima del Risveglio”

mercoledì 17 maggio 2017

Essere e Paradosso

Il senso di colpa è inutile, anzi dannoso.
Posso comprendere un errore e impegnarmi per rimediare, senza soffrire.
Inganno dell'oggi quello che dice: se non soffri non ci tieni.
Senso di colpa, senso del dovere, orgoglio, ego, sfiducia, sospetto.
Diverse epoche, diverse latitudini, diversi strumenti d'incatenamento.
Ciò che per noi è inimmaginabile e irrealizzabile lo è per noi, qui e ora.
Come pensiamo di pensare ciò che reputiamo impensabile?
Come possiamo muoverci per realizzare ciò che pensiamo irrealizzabile.
Le prime catene sono nella nostra mente.
Se non vediamo queste catene, non ci libereremo.
Se non vediamo le catene, non faremo nulla per liberarci.
Non si può pensare solo ciò che è stato già pensato.
Non si può credere solo ciò che è già creduto.
Se non ci fossero stati i folli e i visionari?
Se non ci fosse stato chi non ha mai accettato la realtà data?
Perché siamo così superbi?
La nostra realtà non si può mettere in discussione?
Noi non sbagliamo?
Vogliamo essere come gli oscurantisti del passato?
Rifiutare che qualcuno possa pensare ciò che noi non sappiamo pensare?
Vogliamo essere la moderna inquisizione?
Bruciare i moderni Giordano Bruno?
Combattere i moderni Galileo Galilei?
Impedire la liberazione della mente a colpi di “like”?
Finiranno gli stati.
Finiranno le colpe.
Finirà il dovere.
Finirà il mercato.
Non è questione di “se” ma di “quando”.
Dove voglio essere?
Tra coloro che resistono o tra coloro che si lanciano?
Voglio accompagnare od oppormi?
Voglio liberarmi o mantenere il punto?
L'essere umano non è che agli inizi della sua evoluzione.
Quest'epoca finirà nei libri di storia, capitolo “Preistoria: Coscienza prima del Risveglio”.
O “Archeologia e Coscienza”. O “Pre-coscienza”.
Tutto si darà perché ci costituiremo, in un atto libero, finalmente umani.
Il nonsenso sarà travolto da una soave valanga di Senso.

venerdì 12 maggio 2017

Dubbio

La più grande rivoluzione che posso fare è smettere di accettare la realtà come è.

Accettare il valore inestimabile del dubbio.

Io Dubito. Dubito che la realtà sia come ho sempre creduto che sia. Dubito che ciò che è appurato e assodato sia vero domani. Dubito che 2+2 sia equivalente a 4 e che la forma contiene il contenuto.

Dubito di ciò che so perché sono cosciente di un fatto: gran parte di ciò che so è frutto di ciò che credo e ciò che credo è fondamentalmente frutto dell'epoca e non dell'essenza ultima di tutte le cose.

Perché io non vedo la realtà. Io vedo delle cose e le chiamo “realtà”. Vedo dei dettagli e li chiamo “tutto”.

Acquisire la dimestichezza con il dubbio è un lavoro difficile. E' difficile perché è proprio ciò di cui assolutamente non dubitiamo, ciò di cui maggiormente dovremmo dubitare. Proprio in ciò che è indubitabile si annida la radice di ciò che credo ed è nella radice di ciò che credo la chiave di ciò che faccio. In ciò di cui non dubito si annida l'illusione.

Valori, essenze, certezze. Solo mettendo di nuovo in discussione ciò che era certo ieri potrò scoprire ciò che è vero oggi. Solo mettendo in dubbio ciò che è vero oggi potrò toccare la libertà.

Lasciare e abbandonare il controllo. Solo quando finalmente accetterò di non avere il controllo potrò finalmente avere dubbi.

Il dubbio che abilita il tentativo.
Il dubbio attraverso il quale cercare nuove strade.

Senza il dubbio si pensa ciò che si è già pensato.
Senza il dubbio la vita è solamente ascoltare l'eco della propria voce, l'eco della voce dell'epoca.

“Ciò che viene detto oggi da me o da qualcun altro, non è valido domani”