Forum umanista

MOSCA, RUSSIA
7 OTTOBRE 1993


Cari amici:
L’obiettivo del Forum Umanista è quello di studiare i problemi globali del mondo d’oggi e di prendere posizione al riguardo. Si tratta dunque di un’organizzazione culturale nel senso più ampio del termine, che si preoccupa di porre in rapporto tra loro, secondo una logica strutturale, le tematiche della scienza, della politica, dell’arte e della religione. Il Forum Umanista considera la libertà di coscienza e l’assenza di pregiudizi ideologici come condizione indispensabile per la comprensione dei complessi fenomeni del mondo contemporaneo.
Credo che il Forum Umanista debba coltivare l’ambizione di trasformarsi in uno strumento di informazione, scambio di opinioni e discussione tra persone ed istituzioni appartenenti alle più diverse culture del mondo. Credo anche che la sua attività debba assumere un carattere permanente, di modo che tutta l’informazione di un certo rilievo possa immediatamente circolare tra i suoi membri.
A questo punto sorge spontanea la domanda: ma al giorno d’oggi non esistono già diverse istituzioni capaci di portare avanti questo compito con maggiori possibilità di successo, data l’esperienza, le risorse economiche e le capacità professionali di cui dispongono? In effetti si è subito portati a pensare che l’ambito più adeguato per svolgere ricerche ad alto livello e per diffondere i risultati rilevanti da esse prodotti, si trovi nei centri universitari specializzati, nelle fondazioni private e pubbliche o negli organismi culturali delle Nazioni Unite. Noi non rifiutiamo la collaborazione o lo scambio di idee ed informazioni con altre istituzioni, ma abbiamo bisogno di una grande indipendenza e di una grande libertà di giudizio per quanto concerne la formulazione delle domande e l’individuazione delle aree di interesse; il che non risulta affatto semplice quando si ha a che fare con istituzioni che hanno una dinamica propria e che non sono affatto indipendenti per quanto riguarda gli aspetti materiali ed ideologici.
Il Forum Umanista intende gettare le basi per una futura discussione globale. Esso, però, non dovrà scartare a priori i contributi di nessuna corrente di pensiero e d’azione né dovrà considerare come un indice della loro validità il successo (o l’insuccesso) da essi incontrato sul piano pratico. Ben più interessante si rivelerà il prendere in considerazione punti di vista diversi ed il comprendere come, all’interno della civiltà planetaria che oggi è in gestazione, la diversità delle posizioni, dei valori e degli stili di vita avrà ragione, alla distanza, della pressione esercitata dalle correnti di pensiero omologanti. E’ in questo senso che noi aspiriamo ad una nazione umana universale, che sarà possibile unicamente a condizione che esista la diversità. Il centro non potrà esercitare per molto tempo ancora la propria egemonia sulla periferia né potranno durare a lungo uno stile di vita, un sistema di valori, un’ideologia, una religione che per imporsi cerchino di cancellare tutto ciò che è diverso da loro. Già oggi è possibile osservare come la centralizzazione generi risposte secessioniste per il fatto di non rispettare la vera essenza di popoli e di regioni che, peraltro, potrebbero perfettamente convivere all’interno di una reale federazione. Né si pensi che il controllo economico possa fare miracoli. O forse qualcuno crede ancora che, come condizione per la concessione di crediti allo sviluppo, si debba imporre prima la riforma dello Stato, quindi quella della legislazione, del modo di produzione, degli usi e costumi sociali ed infine quella dell’abbigliamento, del regime alimentare, della religione e del pensiero?
Questa forma di assolutismo ingenuo fa ormai sempre più fatica ad imporsi ed anzi finisce per produrre - come mostra il caso dei fenomeni secessionisti cui accennavo prima - un irrigidimento ed una radicalizzazione di posizioni in tutti i campi. Se la dittatura del denaro potesse davvero condurci ad un’organizzazione sociale soddisfacente, varrebbe la pena di dedicare a questo argomento una discussione più approfondita; ma se, per arrivare ad una la società in disfacimento, priva di senso per la collettività e per il singolo individuo, dovremo pagare come prezzo un’involuzione dell’umanità, allora, il risultato di tutto questo sarà necessariamente un aumento generale del disordine e dell’infelicità.
Il Forum Umanista non può perdere di vista il tema della diversità: non può studiare le differenti culture con un’ottica primitiva come quella utilizzata da un’ideologia di stampo zoologico che considera la cultura della quale è espressione come il punto più alto dell’evoluzione, che tutte le altre devono considerare alla stregua di un modello. Ben più importante sarà comprendere come tutte le culture diano un proprio contributo alla grande costruzione umana. Il Forum Umanista deve, però, stabilire alcune regole minime per quanto riguarda la partecipazione: la prima è che non potranno essere ammesse a partecipare le correnti che invocano la discriminazione e l’intolleranza e - seconda condizione - quelle che utilizzano la violenza come metodologia d’azione per imporre determinate concezioni o ideali, per quanto alti questi possano apparire. Una volta stabiliti questi limiti, non vedo perché dovremmo imporne degli altri.
Il Forum Umanista è internazionalista: ma questo significa forse che debba sacrificare le istanze regionali e locali sull’altare dell’ecumenismo? Davvero si può disprezzare chi ama il proprio popolo? Davvero si può disprezzare chi ama la propria terra, le proprie usanze, la propria gente, le proprie tradizioni? E’ lecito appiccicare addosso a qualcuno l’etichetta di “nazionalista” per evitare di prenderne in considerazione le aspirazioni? No: perché amare le proprie radici vuol dire anche considerare in modo generoso il lavoro e la sofferenza delle generazioni che ci hanno preceduto. Questo termine, “nazionalismo”, assume un significato distorto unicamente quando l’affermazione di sé si tramuta nel rifiuto di riconoscere altre collettività, altri popoli. Con quale diritto questo Forum potrebbe rifiutare di accogliere il contributo di qualcuno che si dichiari socialista, se con questo termine egli intende l’ideale di costruire una società egualitaria e giusta? Noi potremmo solo rifiutare uno dei tanti modelli possibili di socialismo, quello i cui ideali sono stati distorti dalle imposizioni di una tirannia omologante. E perché mai questo Forum dovrebbe rifiutarsi di dare ascolto ad un liberale che consideri il proprio modello economico null’altro che uno strumento di benessere per tutti e non solo per pochi? E ancora: il Forum dovrebbe forse discriminare tra credenti e atei, per via delle loro rispettive idee? In coscienza: il Forum potrebbe mai sostenere la superiorità di alcune usanze su altre? Credo che le limitazioni alla partecipazione non possano essere che le due che abbiamo indicato: in questo modo il Forum si proporrà come un fattore di inclusione e non di esclusione della varietà umana.
Il tempo a mia disposizione mi impedisce di dilungarmi troppo, per cui vorrei solo menzionare alcuni temi sui quali a noi tutti piacerebbe che fosse portata avanti una ricerca approfondita per comprenderli meglio e per trovare la migliore formula pratica con cui affrontarli. A mio parere questi temi sono: la crescita del razzismo e della discriminazione; l’intromissione, sempre più diffusa, negli affari interni di vari paesi da parte dei cosiddetti organismi di pace; l’uso strumentale dei diritti umani che vengono presi a pretesto per tale intromissione; la verità sullo stato dei diritti umani nel mondo; l’aumento della disoccupazione a livello mondiale; l’aumento della povertà in varie regioni del pianeta ed in varie fasce sociali, anche all’interno delle società opulente; il continuo peggioramento della medicina sociale e dell’istruzione pubblica; il ruolo delle forze secessioniste; l’aumento delle tossicodipendenze; la crescita dei suicidi; le persecuzioni religiose e la radicalizzazione dei gruppi religiosi; i fenomeni di alterazione e violenza che assumono una rilevanza sociale; i pericoli reali che la distruzione dell’ambiente comporta ed il loro livello di gravità. Vorremmo anche arrivare ad una chiara percezione del fenomeno della destrutturazione che, dopo aver investito le organizzazioni sociali e politiche, ormai tocca le relazioni interpersonali, l’articolazione della cultura e qualsiasi progetto comune tra le collettività umane.
Vorrei anche richiamare l’attenzione di chi parteciperà al lavoro delle commissioni su alcuni punti: il Forum non richiederà un’organizzazione complessa ma semplicemente la messa a punto di alcuni meccanismi di contatto e di circolazione dell’informazione; non vi sarà bisogno di enormi risorse per farlo funzionare ed il problema economico non sarà decisivo per un’organizzazione di questo tipo; ci si dovrà dotare di uno strumento informativo periodico, che avrà più lo stile di un bollettino che quello di una rivista vera e propria; bisognerà mettere in contatto tra di loro, perché possano lavorare insieme no-nostante la distanza che le separa, persone ed istituzioni; e, infine, bisognerà poter contare su un agile équipe di traduttori. Forse una commissione del Forum potrebbe dedicarsi a costituire il Centro Mondiale di Studi Umanisti, che risulterebbe di grande aiuto per dare continuità nel tempo alle varie attività, nonché ad organizzare, una volta stabilite determinate priorità, il calendario dei lavori programmati.
Saluto fraternamente i membri di questo Forum e porgo a tutti i migliori auguri per la realizzazione dei lavori che oggi hanno inizio.

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