La più grande rivoluzione che posso fare è smettere di accettare la realtà come è.
Accettare il valore inestimabile del dubbio.
Io Dubito. Dubito che la realtà sia come ho sempre creduto che sia. Dubito che ciò che è appurato e assodato sia vero domani. Dubito che 2+2 sia equivalente a 4 e che la forma contiene il contenuto.
Dubito di ciò che so perché sono cosciente di un fatto: gran parte di ciò che so è frutto di ciò che credo e ciò che credo è fondamentalmente frutto dell'epoca e non dell'essenza ultima di tutte le cose.
Perché io non vedo la realtà. Io vedo delle cose e le chiamo “realtà”. Vedo dei dettagli e li chiamo “tutto”.
Acquisire la dimestichezza con il dubbio è un lavoro difficile. E' difficile perché è proprio ciò di cui assolutamente non dubitiamo, ciò di cui maggiormente dovremmo dubitare. Proprio in ciò che è indubitabile si annida la radice di ciò che credo ed è nella radice di ciò che credo la chiave di ciò che faccio. In ciò di cui non dubito si annida l'illusione.
Valori, essenze, certezze. Solo mettendo di nuovo in discussione ciò che era certo ieri potrò scoprire ciò che è vero oggi. Solo mettendo in dubbio ciò che è vero oggi potrò toccare la libertà.
Lasciare e abbandonare il controllo. Solo quando finalmente accetterò di non avere il controllo potrò finalmente avere dubbi.
Il dubbio che abilita il tentativo.
Il dubbio attraverso il quale cercare nuove strade.
Senza il dubbio si pensa ciò che si è già pensato.
Senza il dubbio la vita è solamente ascoltare l'eco della propria voce, l'eco della voce dell'epoca.
“Ciò che viene detto oggi da me o da qualcun altro, non è valido domani”
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