La forza come strumento di carica delle immagini evocative
Queste poche righe, nascono come riflessione privata su esperienze personali. Successivamente, dopo una chiacchierata informale con alcuni amici, avendo alcuni di loro trovato l'argomento interessante, ho deciso di riordinare e condividere.
Come già detto si tratta di riflessioni su un'esperienza personale; non c'è quindi alcuna pretesa di universalità o utilità oggettiva di ciò che espongo. Si tratta di una cosa successa a me, durante il lavoro con la forza e che quindi, potrebbe o meno funzionare per altri.
Il punto di partenza è una mia difficoltà: mi risulta estremamente difficile richiamare ricordi o registri senza un definito supporto visivo. Richiamare alla mente una sensazione, di qualsiasi tipo, che sia un'emozione o un registro più o meno diffuso, è per me quasi impossibile se non esiste una chiara immagine visiva che l'accompagni. Ho bisogno di un supporto di forme e colori, ben definiti.
Durante il mio lavoro interno, mi sono quindi trovato molto spesso a sperimentare registri molto interessanti, sui quali avrei voluto “lavorare” successivamente, ma che ho avuto difficoltà ad evocare per poterli correttamente “osservare”. Questo mi ha posto di fronte la necessità di trovare una soluzione. La prima è stata quella di allenare, di esercitare, l'evocazione dei registri; questo esercizio però mi lasciava una sensazione di forzatura, che sfociava in una totale mancanza di piacere nel lavoro. La seconda soluzione è stata quella di ricordare le eventuali immagini visive che si presentavano insieme ai registri che mi interessavano, memorizzarle e utilizzarle come strumento di evocazione. Questa seconda soluzione mi sembra oggi la più ovvia, tanto che mi stupisco che non sia sorta immediatamente, ma “a mia discolpa” devo dire che in quel momento, ancora non avevo nemmeno chiara quale fosse la mia difficoltà e quindi non avevo chiaro che le immagini visive fossero per me tanto importanti.
Avevo toccato la soluzione. Funzionava, ma l'energia non era sufficiente; in pratica mi trovavo con immagini non sufficientemente nitide che riuscivano nella loro funzione evocativa, ma in modo vago, debole, il che richiedeva un certo sforzo mentale, che in talune situazione mi risultava molto “faticoso”. Ma la strada, per quanto ora mi sembri così ovvia, era quella giusta; ora avevo solo bisogno di trovare un modo per dare più energia a questa evocazione e l'energia non poteva che venire da me e la conseguenza naturale nella mia mente è stata quella di utilizzare la forza.
Questo è ciò che faccio.
Quando, durante il lavoro con la forza, si presenta un registro interessante, che voglio “memorizzare”, dirigo tutta l'energia mentale, la forza del lavoro, verso il legame che c'è tra il registro in questione e una delle “immagini visive” che l'accompagnano, quella che mi sembra “abbia più a che fare con il registro” (il che non significa che sia abbia a che fare dal punto di vista intellettuale, è più una sensazione). Dirigo la mia intenzione verso il rafforzamento di questo legame colori/forme/registro, senza distrazioni, con tutto me stesso; cerco di tenere fissa in mente l'immagine e il registro, cercando di percepire entrambi contemporaneamente e con forza. Questo causa un interruzione dell'espansione della sfera, una distrazione dal lavoro con la forza, in pratica dà il via alla fine della sessione di lavoro con la forza. Il suo effetto secondario però, è stato quello di ritrovarmi con un'immagine chiara, definita e fortemente legata con un vissuto preciso. Dopo aver fatto per la prima volta questo “esercizio” mi sono ritrovato con due elementi: il primo elemento era un'immagine visiva chiarissima, nitida, nella forma e nei colori; questa immagine si era impressa nella mia memoria in modo molto netto e richiamarla alla mente era semplicissimo. Il secondo elemento era che l'immagine visiva era fortemente legata al registro che volevo memorizzare; il richiamare alla mente dell'immagine portava con se l'evocazione del registro, anche questo piuttosto netto e sopratutto immediato. A più di dieci giorni di distanza, la carica del legame è ancora perfettamente intatta e non solo; l'immagine mi risulta non solo legata al registro, ma anche alla sensazione di energia e di forza, e il suo sorgere durante l'esperienza di forza, è ora accompagnato da un surplus energetico, da una spinta a salire. Il passo successivo è stato quello di constatare che l'immagine poteva essere richiamata durante la vita quotidiana e non solamente durante il lavoro con la forza o in situazione di ispirazione, di meditazione e di riflessione; questo si sta rivelando molto utile ora che, terminata una fase di studio e meditazione, mi trovo a dover mettere in pratica azioni quotidiane. Utilizzare immagini visive per evocare i registri di intuizione riguardo a ciò che devo fare, mi aiuta ad avere più lucidità, più ispirazione, ad essere più centrato, a ricordare “perché ho pensato che fare una cosa fosse giusto per me”.
Per quanto mi riguarda, le immagini possono avere un legame “logico” con il registro oppure no. La sensazione di “trattare gli altri come vorrei essere trattato” è associata ad una pietra ovale dai colori cangianti, l'energia e la forza con una persona a me cara, il piacere della connessione con la natura, con la pace e il relax che essa mi infonde è associata all'immagine di una Dea un racconto ispiratore. Non c'è un motivo preciso per cui sono state scelte queste immagini; erano semplicemente quelle che, nel momento in cui ho sentito il bisogno di fare questo lavoro, erano le più “vicine”, le più “pertinenti”, da un punto di vista interno.
Se tutto questo possa o meno essere utile a qualcuno, non lo posso sapere. Sicuramente alcuni troveranno tutto ciò molto ovvio, altri meno, ma come sempre, condividere una proprie esperienza personale non può far danno.
Ciauz
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