Sarà diversa dalla tua?
O sarà lei a stabilire le differenze?
Che paesaggio imporrà l'esperienza?
Un paesaggio definitivo?
Un'ultima sintesi?
Una prima e totale comprensione?
Che cosa rimarrà per intraprendere un nuovo viaggio?
Mi risveglierò dal sogno?
Sorriderò per l'ingenuità con la quale ho vissuto?
Potrò accettare in pace la soglia poeticamente indicata?
In questo orologio di giorni, ore, secondi
in cui si fondono i giorni,
in questo crogiolo di passioni, successi, errori
le ceneri voleranno per colmare di stelle il lontano firmamento?
Potrò rivedere coloro che ho amato?
Potrò tendere la mia mano benevola, quando ne avranno bisogno
per compensare la durezza di un momentaneo errore?
Avrò la possibilità di arrivare su un raggio di sole
di posarmi su una foglia,
di entrare nel loro cuore, quando la disperazione vi si anniderà,
e lasciarvi dolcemente una piccola luce di allegria palpitante?
Non m'è sufficiente seguire ciecamente una credenza
né scappare dalla morte fuggendo il timore.
Molto meglio – mi dico – arrivare dignitosamente alla morte,
decidere ora la mia ribellione,
spogliarmi di tutto
con sguardo curioso, amabile,
disponibile,
non inginocchiarmi dinanzi ad alcun oscuro disegno,
morire con intima risolutezza.
Da qui posso ammirare la notte,
sentire la brezza gelata sfiorare per un breve istante
il soave silenzio della mia esistenza.
Quale necessità infinita di perdonare e di perdonarmi!
In questo ambiguo transito,
vorrei risolvere con gioia il paradosso
di desiderare ciò che rifiuta il possesso
e congedarmi da questa vita con riconoscenza
Joaquin Arduengo
Nessun commento:
Posta un commento