Sperimento in modo paradossalmente vivida una sorta di anestesia.
Le cose mi arrivano, le sento, ma come se se fossero smorzate, attutite, come attraverso i doppi vetri. Le persone intorno a me parlano tra loro… capisco e non capisco cosa dicono… l’assurdità del vivere, del loro sforzarsi da formichina nel formicaio, cercando di non sentire la vacuità.
Anche cose che cerco di sentire con forza. Ho “persone tra le mani” che richiedono che io viva e senta la loro presenza, ne hanno bisogno. Mi sforzo, allungo le braccia della mia coscienza nel tentativo di sentire ciò che sento… l’amore, il sorriso…
Tutto arriva come da lontano. Come una specie di enorme livellamento verso il basso dell’intensità di tutto il percepito esterno ed interno.
Forse tutto era troppo forte… forse ad un certo punto sono scattati i livelli di sicurezza, il “circuito antincendio” della coscienza.
Non c’è nulla di sbagliato in sé in questa forma di autoconservazione.
Meditare in attenta ed umile ricerca anche su questo. Solo perché non diventi “ciò che sono” e continui ad essere ciò che correttamente è, un momento di pausa, come fermarsi di lato e fare qualche lungo e affannoso respiro per non svenire dalla fatica, senza perdere di vista la meta, il Proposito
E’ sempre la chiave di tutto. Un Proposito, con la “P” maiuscola, che possa dare senso non alla mia esistenza ma che dia senso all’Esistenza… che sia un senso non provvisorio, che possa sopravvivere a tutto… anche a “io”. Una direzione vitale che sia lanciata in modo che possa essere alimentata di giorno in giorno e contemporaneamente mai fermata da qualsivoglia incidente, sia esso anche la morte. Una direzione vitale che sia oltre il corpo, oltre il “qui”, oltre “io”. Un centro di gravità che sia però di movimento… che non mi faccia “stare” ma mi faccia “andare”. Una direzione che non sia solo una “azione lanciata”, ma che sia un “Processo”, potente, inarrestabile.
Il Maestro diceva:
“Si tú eliges un camino que te parece el adecuado y lo mantienes, el día que amaneces deprimido lo mantienes, y el día que tu novio te abandona, te engaña y tienes un conflicto amoroso, lo mantienes y te la juegas todo en esa dirección, entonces irrumpe un fenómeno que se conoce como fe interna. Y ese fenómeno se manifiesta como fuerza. Pero básicamente todo depende de que elijas una dirección y la mantengas pase lo que pase.
Y que no digas: la condición para que yo mantenga la dirección es que aparezca la fuerza. NO. Es totalmente lo contrario. La condición para que aparezca la fuerza es que mantengas la dirección.
La dirección es algo que sea positivo para tí y para otros.”
Ecco. Si sceglie un cammino, lo si mantiene qualsiasi cosa accada, di fronte a qualsiasi difficoltà, e si manifesta la fede interna come forza. Un cammino che sia qualcosa di positivo per te e per gli altri. Un cammino che io mantenga “pase lo que pase”.
E ci sarà dolore, ci sarà anestesia, “e ci sarà azione e reazione ed anche riflesso e incidente; ma se avrai aperto il tuo futuro, niente potrà fermarti.”
Il Proposito apre il futuro, perché i Proposito è tale quando trascende il tempo e l’io… non ha fine poiché non ha inizio, poiché non ha colore, è esso stesso, per sua natura, apertura… è un registro, una sensazione, una intuizione, è ciò che è, che mi permette d’intuire ciò che non è.
E’ appunto una direzione senza un luogo, è un atto senza oggetto, è affermare senza negare.
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