
“Solo”.
Ma la sofferenza che ho provato quando è morto mio nipote, non era anch’essa esclusivamente nella mia testa? Il dolore, l’amore, la gioia, la passione, la speranza, la felicità, la serenità, l’angoscia, l’ansia, la preoccupazione, la rabbia… non sono tutte cose che esistono “solo nella mia testa”? E le considero per questo meno “reali”?
Andiamo ancora più a fondo. La realtà, quella che penso di toccare, dove esiste? Interagisco con “la realtà”? O forse interagisco solamente con l’interpretazione che la mia coscienza fa di dati filtrati in modo approssimativo dai miei sensi? Della realtà, se mai esiste in modo distinto da me che la “guardo”, non posso avere alcuna esperienza; ho una sensazione parziale, filtrata e reinterpretata, di dati energetici/chimici (luce/calore) percepiti dai sensi… per quanto mi riguarda la realtà “fuori dalla mia testa” non esiste nemmeno. Per ciò che mi riguarda io posso interagire solamente con ciò che è nella mia testa.
Quindi si, è vero, la meditazione, le comprensioni, gli stati elevati di coscienza, la Forza, l’ispirazione, il Senso, il Silenzio… sono tutte cose che avvengono nella mia testa… Dire “solo” nella mia testa non ha un gran senso, poiché tutto avviene là.
Per questo sono cose di incredibile importanza. Se tutto ciò che sento, penso e in generale sperimento, avviene in me, qualsiasi strumento che mi permette di “aggiungere in me” qualcosa che migliora il funzionamento del tutto, è incredibilmente prezioso.
In questo sta la magnificenza dell’essere umano (e apparentemente, per ora, solo dell’essere umano). All’interno di una serie di meccanismi biochimici che ci portano a pensare, sentire e agire in modo assolutamente meccanico (come diceva Gurdjieff, l’uomo-macchina), esiste una scintilla che, in modo assolutamente incomprensibile (dal punto di vista dell’uomo-macchina) e quindi apparentemente casuale, permette di aggiungere a questi processi qualcosa di “diverso”, che Silo definirebbe qualcosa di “intenzionale”. La natura umana (e apparentemente, per ora, solo umana) è proprio quella di mutare la propria stessa natura, di aggiungere elementi modificanti alla propria natura che la propria natura, in quello stato, non prevederebbe. E’ il grande paradosso della natura che crea qualcosa che agisce fuori delle leggi della natura e che quindi ci obbliga ogni volta a rivedere totalmente il concetto di “leggi della natura”.
Quando sento “questo è solo nella tua testa”, ascolto quindi semplicemente un’ovvietà, che non sminuisce minimamente ciò di cui si sta parlando.
Qualsiasi esercizio, pratica, preghiera, riflessione o altro, che mi permetta di aggiungere elementi non meccanici all’uomo-macchina, qualsiasi esercizio alteri il mio stato interno diminuendo le tensioni, le ansie e le frustrazioni, aumentando l’unità interna e la mia capacità di affrontare “la realtà”, è un dono di questa zona “casuale” che è in me, o in cui forse io sono; questo campo, che mi viene da dire “mi contiene”, in cui esisto e contemporaneamente non esisto, è la fonte di ogni ispirazione, è la fonte di tutto ciò che non sarebbe possibile, la fonte di tutto ciò che non sarebbe pensabile, la fonte di tutte le azioni “non naturali” (o ancora più soavemente non-meccaniche), compiute nella storia da innumerevoli esseri umani: a partire dal primo (e fino ad oggi, apparentemente unico) animale che, contro ogni legge naturale fino a quel momento esistente, si è avvicinato al fuoco invece di fuggirlo, lo ha preso, lo ha manipolato (impensabile), lo ha conservato, trasportato e infine creato (sbalorditivo), fino ad arrivare ai grandi della storia come Gandhi o Martin Luther King, passando per quelle persone che solo coloro che hanno avuto la grande fortuna di conoscere definiscono “Grandi”, mentre gli altri non ne conoscono nemmeno il nome.
E’ da questo campo, dal Profondo, dal Silenzio, che scaturisce “il bello, il buono, il giusto” dell’esistenza umana. E’ dall’oscuramento di questo campo, dalla contraddizione interna, dall’incoerenza, che nasce tutto ciò che “ha portato rovina e morte all’umanità”.
Essere “umani” è una grande responsabilità e vivere con attenzione, da svegli, in coscienza di Sé, con amore e compassione, è un dono che si fa all’esistente, è un grazie cantato alla vita.
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