venerdì 8 aprile 2016

Divagazione/Insogno sul trono

Il trono dell'insogno. L'insogno e la divagazione sul gradino più alto del podio attenzionale

Questo ho visto oggi. Ho visto che quello che percepisco, solitamente è marginale, secondario, contorno al mio stato d'animo, ai miei insogni, alle mie divagazioni. In pratica, percepisco cose, divago su di esse, intorno ad esse, oppure ancor più spesso aggiungo le percezioni a divagazioni e insogni già in atto. Ciò che percepisco, molto spesso, non è affatto nel fuoco attenzionale, non è “al centro”; ciò che percepisco viene semplicemente aggiunto (quando possibile, altrimento può essere anche ignorato o modificato per renderlo adeguato) a ciò che già sto facendo di mio, con il mio stato d'animo, con i miei insogni. Sembrerebbe quasi che molto spesso, ciò che percepisco è compresente, mentre l'insogno è l'unica cosa sempre al centro. Paradossalmente la divagazione è al centro, mentre “la realtà” è compresente.

Per questo, quando, per qualche secondo, vedo la realtà in modo diverso, il registro è tanto differente. Perché per due o tre secondi, sul podio sale qualcosa di diverso; a volte è il percepito, quando faccio esercizi di meditazione semplice; altre volte è l'atto mentale su cui medito, quando cerco di ricapitolare quello che mi è successo o che mi sta succedendo. In tutti questi casi la vera e unica differenza è però il motore, la spinta. In questi casi, ciò che spinge, è l'intenzione; ciò che è al centro del fuoco è qualcosa che ho scelto invece che qualcosa che “è successo”, che “si è imposto”. E' un registro molto raro, ma molto prezioso, perché mi rendo conto che spesso, anche quando ho l'impressione di “scegliere” il tema, non sto altro che aggiungendo un contenuto ad un insogno che già stava lavorando... per cui, quando succede questa cosa della scelta, mi sento per un istante euforico e spesso tutto ciò è accompagnato con la sensazione di “comprensione”, che a volte lascia anche una comprensione “terrena”, ricordata, applicabile immediatamente a qualcosa della vita densa, altre volte rimane come registro, come “sospetto del senso”

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