Riflessioni che seguono quelle di questo altro post
Il sorgere di una sensazione sofferente, è caratterizzato da un precisa collocazione nel corpo e anzi, possiamo dire che si percepisce proprio in qualche zona del corpo. E' dolorosa là, fa male là, è fastidiosa là.
Quello che però fa veramente male è l'identificazione con quella sensazione dolorosa. La sensazione dolorosa in se, non è veramente “sofferenza”: la posso osservare, soppesare, cercarne la radice, meditare su di essa. E questo è bene fare; vivere la sofferenza non come identificazione, non come “io sono questo”, ma viverla per comprenderla e non per risolverla, perché se cerco di risolverla, entro nel circolo degli opposti, della compensazione... ho paura e mi dico “affronta la paura, sii coraggioso” e fuggo quindi da quella paura, nascondendomi nel coraggio... invece se ho paura posso fermarmi, guardare la paura, sentire la paura, comprendere la paura, stare con la paura, senza essere la paura, senza dire “io sono questo”, ma dicendo “sto osservando questo”. In questo modo la sofferenza diventa qualcosa che mi riguarda, ma che non mi distrugge, non mi paralizza, non mi atterrisce. Improvvisamente ne percepisco la transitorietà.
Se invece penso di essere quel dolore, quella sensazione dolorosa... quando credo veramente che “io soffro”, allora quella sensazione sofferente inizia a permeare lo sguardo e attraverso lo sguardo permea tutto, e il dolore diventa insopportabile, eterno, angoscia, ansia, rabbia e violenza. A quel punto cosa non farei per uscire da lì? Qualsiasi bugia mi posso dire me la dirò. Creo quindi illusioni, menzogne, insogni, con l'unico scopo di allontanarmi dalla sofferenza, non vederla, non sentire più quel dolore.
Osservo quindi la sofferenza nel corpo, osservando il corpo lì dove soffro, osservando il punto medio dove tutto si manifesta, senza pensare “io sono questo”, poiché correttamente penso “lì si manifesta” e non “lì sono”. E' l'io che tende ad essere quel dolore, perché è sempre l'io che vive identificandosi nelle cose ed è sempre l'io che pensa di essere il corpo, nel corpo. Ma l'io è transitorio, illusorio. Io sperimento, l'io soffre.
La lingua batte dove il dente duole.
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