lunedì 11 luglio 2016

Il mignolino e la sofferenza

Sbattere il mignolino sullo spigolo come allegoria della sofferenza.

Mi alzo, un po' rincoglionito dal sonno... SBAM! Il mignolino si devasta sullo spigolo del comodino. 

Un dolore inaudito, incommensurabile, inaccettabile; il mondo è finito, il dito è perso, per sempre... questo dolore non potrà mai terminare, è la fine di tutto, l'inferno. Come è possibile che le cose possano mai migliorare? Sarà mai possibile camminare di nuovo normalmente? Sentire altro che non sia questo dolore?

Saltello da un lato all'altro, reggendomi il piede... ma ho ripreso coscienza del mondo... ora il dolore, seppur immenso, è umano, accettabile, comprensibile. Non sono morto, ho semplicemente polverizzato il mio mignolino. So che un giorno questo tormento avrà termine. E' già successo prima.

Sparo sette otto bestemmioni di quelli fatti bene, catartici, mentre mi siedo sul divano, dandomi del coglione, massaggiando quel ditino, che fino a poco tempo prima avevo dato per finito, spacciato, perso. 

Il dolore rimane. Mi vesto e mi metto le scarpe, con attenzione, perché fa ancora un male boia.

Per qualche giorno faccio molta attenzione a quel comodino.

Passano i giorni, ricordo a malapena di aver sbattuto il ditino. 

A breve, l'oblio.

Ma se non sto attento quando cammino
Se non sposto quel comodino da quella posizione trappola
Se non ricordo quanto sono stato male
Se non ricordo come mi sono fatto male facendo attenzione a non ricreare quelle stesse condizioni
Se non faccio tutto ciò, sbatterò di nuovo il mignolo sul comodino.
E di nuovo il dolore, l'inferno, la fine del mondo, l'eterno tormento.

Se periodicamente su quel comodino 
sbatto con forza il mio mignolino,
è meglio che smetto di fare il cretino
e cerco di stare un poco attentino 
a quello che faccio quando cammino.

La sofferenza è come un dolore al piede. E' transitoria, o usando quel termine caro a Krishna e al Buddha, impermanente.

Questa intuizione, mi atterrisce, poiché implica che io debba abbandonare una serie di convinzioni che non solo non sono affatto pronto ad abbandonare, ma non ero nemmeno pronto a guardare, figuriamoci anche solo ipotizzare di metterle in discussione.

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