Se per te stanno bene il giorno e la notte, l'estate e l'inverno, hai superato le contraddizioni
Quando mi trovo in una qualsiasi situazione, posso cercare come compensare gli errori, le imperfezioni e le fonti di dispiacere di quella situazione, cercare semplicemente di allontanarmi da esse. Oppure posso meditare su cosa fare con questa situazione, come interagire con essa, come renderla parte della crescita della vita; posso meditare sui registri che questa situazione mi crea, su quali insogni l'accompagnano.
Posso integrare ogni situazione nella realtà che vado configurando, oppure posso lavorare nell'ambito più semplice di adesione/rifiuto. Trovo quindi questa dicotomia tra “adesione/rifiuto” da una parte e “integrazione e inclusione” dall'altra. Ieri mia moglie mi chiede di montare due mensole; inizialmente mi “spazientisco” e “non ho voglia”, poi comprendo che anche montare due mensole può essere fatto meditando, “lo zen e l'arte del fai da tè”.
E' una questione di accento, di focalizzazione. Posso focalizzarmi sul “mondo”, oppure posso porre attenzione sul registro che ho del mondo. Atto o oggetto. L'atto mentale è certo, indubitabile.
Sposto il fuoco attenzionale sull'atto e non sull'oggetto; sul significato in quanto produzione della mente e non sul dato percepito, perché la produzione della mente è certa mentre il dato percepito è dubbioso. Ciò che la mente “produce” è esattamente come è; ciò che i sensi percepiscono, non è come sono le cose.
Superare le contraddizioni inizia quindi superando il meccanismo di rifiuto. Dirmi sempre meno spesso “che palle, non vorrei proprio farla questa cosa, ma devo/è giusto farla” e dirmi sempre più spesso “come posso crescere internamente facendo questa cosa?”. Ogni occasione, in particolare le situazioni ripetitive e noiose, possono essere una occasione di meditazione semplice, di analisi degli insogni. Ogni occasione, in particolare quelle che generano tensioni, ha/è un messaggio della coscienza a se stessa.
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