A volte mi capita di essere soddisfatto di come sono, di avere la chiara sensazione di “aver raggiunto un ottimo punto”. Ho scoperto oggi in quale modo l'illusione s'insinui in questi momenti.
Non c'è nulla di male nel “sentirsi bene”, di pensare di “essere in una buona situazione interna e vitale”... anzi, è una cosa estremamente positiva, che è bene io accolga e ringrazi. L'illusione è quella di pensare che sia soddisfatto di una situazione statica, di essere soddisfatto “così come sono senza bisogno di cambiare altro”.
Questa illusione mi porta a pensare che potrei “fermarmi qui” e vivere così come sono per il resto della vita. Questa è l'illusione, questo è il mio fondamentale errore di calcolo, il mio fondamentale fraintendimento.
Quello di cui sono soddisfatto, la cosa che mi dà una grande fede nel futuro, non è lo “stato statico” in cui mi trovo... quella è un'illusione dell'io che vive e percepisce per fotografie, fotogrammi, privi della struttura temporale e dinamica dell'esistenza. Quello di cui sono soddisfatto, la cosa che mi fa provare quell'euforia “immotivata”, quella fede nel mio processo interno, è lo stato di evoluzione in cui mi trovo.
Sono appagato dal mio divenire e non dal mio essere. E' il mio stato di accettazione del cambiamento che provoca l'insorgere di quella sensazione di futuro aperto, quella sensazione di poter star bene in modo duraturo. Questo è apparentemente il paradosso: sto bene come sto, quando sono nel cambiamento, nell'evoluzione, quando non sono mai come ero, quando non sono come sono ma come sarò.
Come disse Ortega y Gasset
"Siamo ciò che essa [la vita] è e niente altro - però questo essere non è predeterminato, definito in anticipo, ma dobbiamo deciderlo noi.
[...]
Vivere è decidere costantemente cosa diventeremo. Non si percepisce il favoloso paradosso che questo contiene?
Un essere che più che essere quello che è, è quello che sarà; pertanto è ciò che non è ancora.
Questo essenziale e abissale paradosso è la nostra vita”
Ogni volta che mi sento bene, il desiderio di permanere in questo stato in modo statico e immobile, è l'inganno che in breve si conclude nell'insoddisfazione di ciò che sono, perché non ero felice del mio essere ma del mio divenire.

Ecco il mio gioioso paradosso. Per continuare a “stare bene” devo smettere di essere quello che sono per essere ciò che voglio essere, istante dopo istante. Smettere di essere ciò che si è riusciti ad essere appena lo si riesce ad essere, per diventare ciò che si muove per essere ciò che non si è ancora. La vita ha un senso solo quando è in movimento, perché “senso” non è solo “significato” ma anche “direzione”. E' qualcosa che coinvolge il mondo, mondo in cui sono incluso e che includo, indissolubilmente.
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