mercoledì 9 novembre 2016

Come medito

Come pratico la meditazione?

Chiudo gli occhi, rilasso il corpo e la mente ed aspetto. Aspetto che giunga un pensiero e ogni volta che giunge un pensiero, lo guardo e lo lascio andare dicendomi: “questo è un prodotto della mente; non è un male, non è un bene, è semplicemente quello che è, va dove va, fa quello che fa”.

Ripeto il processo. Una, dieci, cento, mille volte. Aspetto, arriva un pensiero, lo guardo e lo lascio andare. Ogni volta attendo un nuovo pensiero come se fosse una voce flebile difficile da sentire, come se fosse un sussurro che viene da lontano, dal profondo della coscienza, dagli spazi interstellari. Attendo un pensiero, questo arriva, lo guardo: “è un prodotto della mente, non è un bene, non è un male, è quello che è, va dove va, fa quello che fa”... e lo lascio andare.

Sorge una domanda. Pongo la domanda. Attendo la risposta, come se dovesse giungere da molto lontano. Arriva un pensiero, lo guardo, lo lascio andare.

In questo attendere una risposta da un luogo lontano... in questo aspettare un pensiero che sale dal profondo, lentamente, naturalmente, si produce una strana quiete, forse, a volte, non importa. Una quiete che la mente tende a riempire, perché la coscienza funziona così, riempie sempre; osservo e lascio andare, attendendo qualcosa che venga da ancora più lontano, da ancora più giù, da ancora più su. 

A volte si produce il Silenzio, che se lo guardo non c'è più, come il Tao. E nel silenzio, sempre sorgono domande. Cosa è la vita? Cosa è la morte? Io sono qua, il mondo è là, come funziona tutto questo? Come nasce questa separazione? Attendo una risposta, quando arriva l'osservo e la lascio andare.

A volte mi distraggo. A volte mi addormento. A volte un pensiero mi cattura e mi porta con se per lunghi viaggi, a volte interessanti, altre meno; quando me ne rendo conto, lo saluto amabilmente e lo lascio andare. Lo saluto amabilmente e lo lascio andare.

Sempre sorgono pensieri. Alcuni utili altri necessari, alcuni positivi altri inevitabili. Sempre sorgono pensieri. Questo non è un male né un bene, ma semplicemente ciò che è, l'essenza della mente, la meccanica più basilare della coscienza così com'è oggi. E come fa la coscienza ad intuire qualcosa che non ne fa parte? Come è possibile che io possa intuire ciò che non è coscienza, ciò che non è mente, ciò che non è pensiero? L'Assoluto è parte di me e lancia i suoi segnali. Quando produco la quiete, a volte la coscienza capta un segnale... e come ogni cosa, questo ha delle conseguenze, questo cambia qualcosa, perché qualsiasi cosa cambia qualcosa. Come se l'Assoluto cercasse di modificare la coscienza per potersi esprimere.

Le cose sono come sono e vanno come vanno.

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