Le verità oltre oltre le teorie
Di tanto in tanto, bisogna tornare alla verità e per verità intendo ciò che io sperimento, indubitabilmente, su di me, in me. Il registro che ho delle cose, la sensazione che ho delle cose, il vissuto che ho delle cose. L'unica cosa certa, ovvero che “sento” ciò che “sento” e lo sento come lo sento.
Mi viene in aiuto prima il Buddha e poi il Maestro Silo.
Il Buddha, tante volte interrogato su cosa ne è del Tathagata dopo la morte, ha risposto sempre elusivamente con qualcosa che somiglia sempre più o meno a questo:
“Che viga la teoria che il Tathagata esista dopo la morte, oppure che non esista dopo la morte, oppure che esiste e non esiste dopo la morte, oppure che né esiste né non esiste dopo la morte, certo è che v'è nascita, che v'è vecchiezza, che v'è morte, che vi sono pene, lamenti, dolore, disperazione e mancanza di serenità, di cui già in questa vita io insegno a realizzare la fine”
E il Maestro mi viene in aiuto che è poco, attraverso un discorso che non ricordavo, che in un punto dice più o meno
“... È la sofferenza ciò che impedisce la più profonda espressione della mente. Non sono le domande né le risposte sulla questione di Dio e la trascendenza a risolvere la sofferenza. Per questo studiamo le tre vie della sofferenza e studiamo la radice possessiva della sofferenza, perché lì si trova la soluzione...”
E quindi, di tanto in tanto, vale la pena tornare alla radice, all'essenza delle cose. Al registro profondo che si ha dell'esistere, qui e ora, in questo copro e con questa mente. A quando soffro.
Il passato è ora perché lo sperimento ora, qui.
Il futuro è ora, perché lo sperimento ora, qui.
Vale quindi la pena tornare, di tanto in tanto, su cosa sento io, qui, ora, riguardo le cose del corpo e della mente.
Vale quindi la pena tornare a sperimentare con attenzione le tre vie della sofferenza. Il ricordo, la sensazione, l'immaginazione. Vale la pena meditare in profondità su ciò che sento, come lo sento, quando lo sento.
Senza volere o non volere questo o quel risultato. Semplicemente medito, in attenta ed umile ricerca, sulla realtà indubitabile di ciò che sento.
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