lunedì 21 novembre 2016

Lo mas importante

Non c’è registro(*) della trascendenza; non c’è registro di Dio. Forse tutto è trascendenza e tutto è Dio, e per questo, precisamente, non c’è registro. Per questo, se qualcuno ci dice che c’è trascendenza e c’è Dio, gli diremo che questo va bene; se qualcuno ci dice che non c’è trascendenza né Dio, gli diremo che questo va bene. In entrambi i casi diremo che va bene non per via della prova, bensì della credenza: tale è lo stato della questione e l’atteggiamento aperto della mente. E se osserviamo la mente stessa, dove sta essa? Solo nell’intelligenza umana? Se questo è così, che significato ha la sua apparizione tra le cose naturali? E se la mente non si trova solo nell’intelligenza umana, da dove sorge e fino a dove si estende? Dove sono i limiti? Forse negli individui, che appaiono come delimitati, come separati tra loro? Allora, come possono questi individui registrare la propria mente? Senza dubbio la mente è più interessante che la trascendenza e Dio. 
E per ciò che ci riguarda, osserviamo che a seconda delle condizioni che poniamo al lavoro della mente, essa si esprime con la sua maggior potenza o limitatamente. E questo è il nostro problema. È la sofferenza ciò che impedisce la più profonda espressione della mente. Non sono le domande né le risposte sulla questione di Dio e la trascendenza a risolvere la sofferenza. Per questo studiamo le tre vie della sofferenza e studiamo la radice possessiva della sofferenza, perché lì si trova la soluzione. Però la radice possessiva della sofferenza non è facile da estirpare, poiché in tutto si trova il possesso. E quando si comprende questo, si inizia a cercare il non-possesso… possessivamente. E colui che vuole non possedere, rimane anch’egli chiuso nel circolo della propria sofferenza; e colui che vuole non soffrire, soffre per questo stesso motivo.  
Noi studiamo le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva, però non cerchiamo di non possedere, perché anche questo genera sofferenza. Cerchiamo di comprendere, e di generare un nuovo atteggiamento. Questo nuovo atteggiamento si va generando per registri interni, non per valutazioni oggettuali esterne. Di conseguenza, riferendoci a registri interni che vanno dando luogo a un nuovo atteggiamento, non ci preoccupiamo di essere possessivi né di lasciare il possesso in noi, perché questo verrà dopo che si generi un nuovo atteggiamento o allo stesso tempo. Noi studiamo le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva, però non cerchiamo di non possedere, perché anche questo genera sofferenza. Cerchiamo di comprendere, e di generare un nuovo atteggiamento in base a registri di unità o contraddizione interna, e non in base a registri di possesso o non-possesso. Per questo, noi studiamo le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva e generiamo un nuovo atteggiamento liberatore quando, agendo, otteniamo registri di unità interna. 
E come produciamo simili registri? Forse valorizzando gli oggetti in modo speciale? Senza dubbio no. È qui quindi, sintetizzata, la dottrina sulla liberazione della mente. Se qualcuno mi chiede qual è la cosa più importante, gli dirò: devi comprendere le tre vie della sofferenza, che sono la sensazione, la memoria e l’immaginazione; devi anche comprendere la radice possessiva della sofferenza. E se mi chiede cosa deve fare oltre a comprendere, gli dirò(**):  
  1. Andare contro l’evoluzione delle cose è andare contro sé stessi.
  2. Quando forzi qualcosa per raggiungere un fine, produci il contrario.
  3. Non opporti ad una grande forza. Retrocedi finché non si indebolisce; allora avanza con risolutezza.
  4. Le cose stanno bene quando vanno insieme, non quando vanno separate.
  5. Se per te stanno bene il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, hai superato le contraddizioni.
  6. Se persegui il piacere, ti incateni alla sofferenza. Ma se non danneggi la tua salute, godi senza inibizioni   quando si presenta l’opportunità.
  7. Se persegui un fine, ti incateni. Se tutto ciò che fai, lo fai come un fine in se stesso, ti liberi.
  8. Farai sparire i tuoi conflitti quando li avrai compresi nella loro radice ultima, non quando li vorrai risolvere.
  9. Quando danneggi gli altri, ti incateni. Ma se non danneggi nessuno puoi fare quello che vuoi con libertà.
  10. Quando tratti gli altri come vuoi essere trattato, ti liberi.
  11. Non importa da che parte ti abbiano messo gli eventi, ciò che importa è che tu comprenda di non aver scelto nessuna parte.
  12. Gli atti contraddittori e quelli unitivi si accumulano in te. Se ripeti i tuoi atti di unità interna, niente ti potrà fermare.   
E questa è quindi la dottrina e la proposta precisa: studia, investiga, medita e comprendi progressivamente le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva, mentre vai generando in ogni istante un nuovo atteggiamento in accordo a questi principi.  In questo tempo siamo stati studiando e lavorando a un livello con le tre vie della sofferenza e la loro radice possessiva, però rimane per te la proposta di investigare, meditare e comprendere progressivamente mentre andiamo generando, istante dopo istante, un nuovo atteggiamento liberatore della mente.  

(*) Registro: è un termine usato molto nel Siloismo che può essere tradotto come “vissuto”, “vissuto interno”, “struttura complessa di percezioni/sensazioni mentali/emotive/fisiche relative ad un oggetto di analisi”. NdT
(**) “I dodici principi di azione valida”. E' importante comprendere che questi principi (indirizzi, suggerimenti su cui meditare e sperimentare, non regole o precetti da seguire con fede) vanno intesi come un unicum, e non separatamente. Analizzarne uno da solo può essere molto utile ma può anche portare a fraintendimenti se non si tiene sempre conto (in compresenza) degli altri 11. NdT.

Nessun commento:

Posta un commento