mercoledì 15 giugno 2016

Sconforto

Oggi ho sperimentato uno sconforto sconfinato. Ero cosciente, e facevo attenzione a ciò che facevo, ma dovevo toccare questa cosa e la dovevo toccare per bene, dovevo capire. Beh, non ci sono proprio riuscito (né a toccare né a capire), ma comunque ho fatto qualcosa.
E' iniziato tutto ieri sera. Prima di andare a dormire, come sempre, mi sono guidato la guida del cammino interno (Il Messaggio di Silo). Poi, non avendo ancora molto sonno, ho deciso di fare un gioco... andare a pescare a caso immagini del mio passato e lanciarle, magari in sogno ci facevo qualcosa; pescarle “un po' a caso”, sentire il registro, guardare il registro, cercare di seguire un po' il filo dei miei atti mentali con questo ricordo/immagine/registro, fin quando un'altra immagine non si faceva “pressante” (essendo quasi in dormiveglia non sempre avevo il controllo della situazione) e passavo a quella, stesso gioco, stessi passi.
E' stato molto interessante, anzi, moltissimo. Alcune immagini sono accompagnate da una profonda nostalgia, un registro di “serena innocenza perduta” di cui sentivo la mancanza. Eppure, intellettualmente, ricordo perfettamente che quando ero là, in alcuni di quei momenti, mi sentivo tutt'altro che “innocentemente sereno”, ma “profondamente incasinato”. Eppure, il registro, oggi, non è quello che “ricordo con la testa”.
Oggi, da sveglio, dopo l'esperienza di forza, ho scelto un paesaggio calmo, un prato piovoso di Villa Borghese... e con una lenta aria di Bach nelle cuffie ho guardato fuori e dentro.
E ho incontrato questo sconforto. Certo, il paesaggio piovoso, la lenta aria di Bach, molti direbbero che non è che mi potevo aspettare di essere allegramente colmato di senso... ma non cercavo allegria, cercavo appunto quel registro di ieri sera, quella nostalgia della serena innocenza, da lucido, più o meno. Ma ho incontrato lo sconforto... ero moderatamente attento, quindi ho potuto seguire la mia mente mentre si “sconfortava”. In pratica, ho paura di non potermi superare... e se non mi posso superare, questa inquietudine, questa ansia da prestazione, non sparirà mai... allora non voglio “la serena innocenza perduta”, voglio proprio l'oblio. Ho nostalgia di quel nonsenso, di quella casa bruciata da tempo, perché in quel non senso, non c'era dolore, non c'era ansia, non c'era niente.
E finalmente ho capito, più o meno. “Fuggire verso regioni basse e oscure”, “Cieli e inferni” e “linea divisoria tra i due stati mentali”. Stare con la testa in un modo o in un altro, può fare tutta la differenza del mondo. Il che ha a che vedere con ciò che scrivevo ieri... io sono in tutte le cose. Se dispero di riuscire, sono disperato, e il passato diventa innocenza perduta. Se sono arrabbiato, il passato diventa risentimento. Se mi sento sbagliato, il passato diventa colpa.
Perché si deve soffrire? Perché tutto così dannatamente complicato? E se non sapessi già che con l'oblio non sarei affatto felice, continuerei questo percorso? Continuerei a giocare a “un-due-tre-stella” con me stesso?
Ho nostalgia di tutto, di qualsiasi cosa non sia oggi. E questo è, senza dubbio, esilarante nella sua semplicità. Sono intrecciato in una rete di “se avessi” (se avessi fatto, se avessi detto, se avessi capito, se avessi rifiutato, se avessi accettato) che si manifestano a sorpresa durante l' “un-due-tre”, per poi nascondersi durante “stella”. O forse è il contrario? Cosa è che si nasconde e cosa è che nasconde?
Quale fascino ha il mondo interno, dotato di questa vita propria che ci sembra quasi “fuori di noi”, indipendente, autosufficiente. La logica, allo stato attuale, è inflessibile, non c'è una via facile, non c'è una scorciatoia. C'è l'oblio o l'impegno, le regioni basse e oscure o la direzione luminosa, i cieli e gli inferni, il Tentativo o la Degradazione.
Cazzo che fatica a volte...

Nessun commento:

Posta un commento